Dicaia
Timía Edizioni
Roma, 2023; br., pp. 96, ill. col., cm 15x21.
EAN13: 9791281108059
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
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Nel Deserto del possibile, luogo in cui è ambientata Dicaia, Paolo Portoghesi insedia la sua città utopica, in un deserto che si anima e cresce, che si evolve e matura come un organismo vivente, che si automodifica e come una gigantesca macchina presuppone i suoi stessi aggiustamenti, il suo controllo. Dicaia È quindi lorganismo produttore della città ma è insieme la città stessa. Un organismo nel senso più animale possibile che eliminando ogni processo di sfruttamento opta per il superamento dellalienazione e della divisione del lavoro. Nasce come struttura neoplatonica su una piattaforma in continuo movimento a stantuffo, dove giganteschi volumi: un tetraedro, un cubo e una sfera, definiscono dei poli morfologici come primo atto insediativo. Nasce come città dellinformazione ma ha una ferrea organizzazione geometrica, frutto delle esplorazioni sintattiche che lautore propone nel suo personalissimo alfabeto compositivo. Pensata negli anni 70, lutopia si ispira alla cibernetica, ai suoi protagonisti ripresi nel bel saggio da Lina Malfona la quale ci ricorda che Dicaia guarda alle visioni urbane e agli straordinari disegni di Antonio SantElia e Frank Lloyd Wright, ma è soprattutto erede delle illustrazioni del Die alpine Architektur di Bruno Taut. Nel Deserto del Possibile, se è vero che Dicaia porta con sé le premesse per la morte dellarchitetto, e se è impossibile, immaginare la forma di Dicaia proprio perché espressione di una volontà collettiva, è pur vero che senza le immagini qui riproposte, di tutto ciò non avremmo potuto parlare. (Marcello Sèstito)