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Carri armati contro baionette. Alle origini della Seconda Guerra Mondiale. 1939: la battaglia di Nomonhan/Khalkhin-Gol

Itinera Progetti

Bassano del Grappa, 2024; br., pp. 288, ill., cm 16x24.
(Memorie di Ferro).

collana: Memorie di Ferro

ISBN: 88-32239-40-X - EAN13: 9788832239409

Soggetto: Arti Decorative (Ceramica, Porcellana, Maiolica),Saggi Storici

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


Il 1° settembre del 1939 è stata davvero la data che ha dato inizio alla Seconda Guerra Mondiale? Quella che in apparenza può sembrare una provocazione, o una domanda retorica, è invece un invito ad ampliare gli orizzonti della nostra ricerca storica al di là dei confini europei, fino ad un remoto angolo della steppa mongolica dove un apparentemente insignificante incidente di frontiera si trasformò ben presto in una battaglia capace di porre i presupposti per il successivo scoppio del secondo conflitto mondiale. La battaglia di Khalkhin-Gol, come la chiamarono i sovietici, o di Nomonhan, come preferiscono ricordarla i giapponesi, ebbe infatti numerosi primati che troveranno poi ampio riscontro durante la Seconda Guerra Mondiale: il primo impiego a massa dei mezzi corazzati e blindati da parte sovietica; il loro utilizzo autonomo nell'ambito e nell'ottica della "battaglia profonda"; l'evoluzione dell'arma aerea nel confronto tra due potenze militari di recente industrializzazione, come l'Unione Sovietica e l'Impero del Sol Levante, con due diversi approcci al combattimento aereo; il confronto tra il soldato "tecnologico" del XX Secolo, che trova la sua espressione nella meccanizzazione del campo di battaglia, e il guerriero che, pur modernamente equipaggiato, trae la determinazione a battersi non dalla tecnologia, ma dalla sua forza di volontà sostenuta da un codice etico di antica tradizione. Al di là però dell'analisi militare degli avvenimenti risulta ancora più importante, e intrigante, la valutazione del loro peso politico e strategico. La vittoria conseguita da Zhukov sull'esercito giapponese del Kwantung rassicurò Stalin sul fatto che l'Estremo Oriente sovietico non correva più alcun pericolo di essere invaso. I vertici militari, più ancora che politici, del Giappone di Hirohito si convinsero invece che l'"opzione settentrionale" (o continentale), caldeggiata fino a quel momento negli ambienti dell'esercito, andava sostituita con l'"opzione meridionale" (o marittima), cara alla marina imperiale. Per Mosca il volgersi ad occidente avrebbe accelerato il confronto con la Germania hitleriana e con le sue mire espansionistiche; per Tokyo la via dell'oceano avrebbe portato all'inevitabile scontro con la gigantesca potenza industriale degli USA.

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