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Francesco De Grandi

Skira

Palermo, Palazzo Sant'Elia, 10 giugno - 14 settembre 2008.
Testo Francese.
Milano, 2008; br., ill. col., cm 24x28.
(Arte Moderna. Cataloghi).

collana: Arte Moderna. Cataloghi

ISBN: 88-6130-840-6 - EAN13: 9788861308404

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura),Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  francese  

Peso: 0.454 kg


"Francesco De Grandi è un pittore realista. Lo è nonostante raffiguri una natura sinistra dalle forme vegetali anomale, figure antropomorfe e improbabili, animali ibridi dalle fattezze di mutanti. L'uomo è al centro dei suoi paesaggi, quando non è rappresentato si avverte la sua presenza, il suo sguardo sullo scenario cui apre il dipinto. Nella visione dell'artista tutto è emanazione o risultato dell'azione umana, compresa la natura, che è sempre segnata da tracce, scorie e reperti antropologici che ne hanno mutato la forma originaria.
Osservando i recenti dipinti di De Grandi si percepisce che, così come ieri è stata la presenza dell'uomo a modificare l'assetto paesaggistico, oggi è il paesaggio a determinare l'esistenza di chi lo abita, la sua identità. Non solo. Progressivamente sulle sue tele la natura si è disumanizzata: l'umanità è scomparsa, l'atmosfera si è fatta satura, la vegetazione un groviglio millenario. Lo scenario mostra distese paludose su cui serpeggiano canali d'acqua infestati da piante selvatiche, masse esuberanti e contorte di tronchi, sterpaglie, formazioni licheniche, intrecci linfatici, germinazioni spontanee, muffa. Non si comprende se ci si trovi dinanzi a una veduta di un passato arcaico o di un futuro prossimo, tutto rimanda a un tempo fuori dal tempo, non databile. L'impronta realista e la profusione di dettagli potrebbero far pensare che questi dipinti siano vedute dal vero, tuttavia la luce, la "temperatura" del colore, la morfologia degli elementi che compongono il contesto, non ultima la gestualità corrosiva della pennellata descrive una deriva sempre più intimista. Ed è proprio sul terreno che separa e connette la soggettività dalla descrizione oggettiva, che l'artista gioca la sua partita. Egli ci costringe non tanto a riconsiderare i confini tra figurazione e astrazione, quanto a rimettere in discussione le categorie che distinguono ciò che è vero da ciò che non lo è." (dal saggio Paesaggi di Ida Parlavecchio)

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