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La Badia di San Fedele e il beato Torello da Poppi. Storie di santità, di superstizione e di magia

Aska

Firenze, 2012; br., pp. 344, ill. col., cm 21x28.
(Storia Locale).

collana: Storia Locale

ISBN: 88-7542-183-8 - EAN13: 9788875421830

Soggetto: Architettura e Arte Religiosa

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.83 kg


Il deserto, l'eremo e il chiostro furono i luoghi in cui si ritirarono i primi monaci. La loro scelta venne giudicata fuga mundi, distacco dal mondo: una specie di morte civile. Ma presto i monasteri divennero centri di vita culturale, economica, sociale, oltre che religiosa. E i "Signori", avendoli adottati come strumenti insostituibili di governo del territorio, li dotarono di ogni genere di beni. All'inizio del secolo XIV, l'abate Francesco, l'ultimo a essere eletto dalla sua comunità di San Fedele in Poppi secondo l'antica Regola, "fece col Piovano di Stia convenzione di dare 4 staia di grano e 4 di segale, e il Piovano fusse tenuto forzare, anco con la Censura ecclesiastica, quei delle Alpi di Porciano e di Papiano a pagare le decime". L'autore di questa storia della Badia di San Fedele e del Beato Torello da Poppi apprezza l'ammonimento del filosofo Spinoza: "Non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere". Volendo perciò essere obiettivo, basa la ricostruzione degli avvenimenti sulle inedite Ricordanze della millenaria abbazia casentinese e su altre fonti scritte e non scritte.

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