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Arte e poesia nelle stagioni della vita

Genesi

Torino, 2015; ril., pp. 64.
(Novazioni. 37).

collana: Novazioni

ISBN: 88-7414-478-4 - EAN13: 9788874144785

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.34 kg


A poca distanza dal primo libro, In viaggio. Poesie e racconti nel tempo, Eros Pessina fa uscire il nuovo Arte e poesia nelle stagioni della vita, che riprende il tema del viaggio nel tempo e, almeno in parte, anche nello spazio, ma con l'aggiunta di un nuovo contenuto. C'è in più, infatti, la congiunzione tra la pittura e la poesia. In verità, c'è anche un approfondimento del tema iniziale, quello del fluire del tempo. E lo stesso titolo lo lascia presagire, perché si parla del famoso tema delle "tre età dell'uomo" che ha affascinato molti pittori rinascimentali, basti citare Giorgione e Tiziano, quest'ultimo anche riproposto nella copertina del li­bro. Adolescenza, maturità e vecchiaia rappresentano in­sie­me la triade dell'esistenza, e dai pittori sono per lo più il­lustrate in composizioni in cui i tre soggetti dialogano fra loro. Il dialogo è, in fondo, la misura dell'arte poetica di Eros Pessina, il quale si distingue come autore principalmente per la cifra confidenziale con cui si rivolge al lettore e lo coinvolge nel racconto epicizzato della vita, fatta di amo­ri, di speranze, di realizzazioni, di impegni, di battaglie, di lut­ti, di vittorie, di onori e di risultati ottenuti. Conviene subito chiarire che nel libro si narrano gli eventi di una vita di raro valore, in quanto non contiene nulla di banale e neppure di comune, anche se il protagonista, che è posto al centro della vicenda, nel ruolo di quello che presso i classici era l'eroe del poema, non è un padre della patria universalmente celebrato dal bronzo degli scultori e dall'inchiostro dei drammaturghi. Per l'esattezza il nostro protagonista è il nonno dell'autore, Carlo Pessina, rampollo di una famiglia di origine borghese, ma molto vicina alla nobiltà. Lo vediamo fanciullo giocare e correre nel vasto parco della residenza familiare di Pollenzo, uno scrigno della natura che non era disdegnato neppure dal Re Galantuomo per le sue battute di caccia. Infatti, i genitori di Carlo, sono imparentati nientemeno che con Rosa Vercellana, la Bela Rosin, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. La Contessa di Mirafiori è al centro di una delle più belle e controverse storie d'amore del secondo Ottocento italiano, che unisce come in una favola dei fratelli Grimm la bellezza adamantina di una giovane sedicenne di modeste origini al destino di un uomo potente e già maturo, che siede su uno dei troni più prestigiosi d'Europa e che, divenuto vedovo, impalmerà la donna amata, rimanendole fedele fino alla morte. Già questa è di per sé una splendida poesia di vita, che ha scatenato la fantasia degli scrittori e delle leggende popolari che la riguardano. Il caso vuole che i Pessina, apprezzati artisti del pennello, siano divenuti artigiani e decoratori di altissimo livello, in quanto rilucenti all'interno del mantello di luce della Bela Rosin che come una cometa attraversa, e anche scombussola, la pomposa esistenza della casa reale Savoia.

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