Alberto Di Fabio. Realtà parallele. Ediz. multilingue
Gli Ori
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, 24 maggio - 22 luglio 2012.
Testo Multilingua.
Pistoia, 2012; ril., pp. 130, ill. col., cm 17x22.
ISBN: 88-7336-483-7
- EAN13: 9788873364832
Soggetto: Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.54 kg
Il corridoio che collega i due corpi di fabbrica della Galleria nazionale d'arte moderna, costruiti rispettivamente nel 1911 e nel 1934 su progetto di Cesare Bazzani, è uno spazio tanto alto e stretto da sembrare sproporzionato. Non ha quasi pareti, perché è tutto porte, finestre e scale. Fra tutti gli spazi che nel nostro museo gli artisti hanno scelto per lavorare in dialogo con l'architettura e con le collezioni, secondo una formula espositiva ormai collaudata, questo è forse il più complesso, anche se qui tutti i visitatori del museo sono obbligati a passare. Proprio qui Alberto di Fabio ha montato, a mo' di tenda, sulle tre porte- finestre, un grande lavoro che è anche una summa del suo percorso negli ultimi quindici anni. È un trittico fatto di carte intelate sovrapposte e sospese, una sorta d'iconostasi, nella quale il fondo d'oro è sostituito dalla luce naturale che filtra accentuando la trasparenza del supporto. È difficile definire questa pittura, nella quale ogni quadro, pur nella sua autonomia, diventa materiale da installazione. Tutto si gioca sul contrasto: grande e piccolo, casuale e intenzionale, astratto e organico, poetico e scientifico, dal microscopio al caleidoscopio e viceversa. L'ornamento non è delitto, si potrebbe dire rovesciando la celebre affermazione di Adolf Loos, non solo perché qui decorazione e struttura coincidono ma anche perché a risaltare è l'estetica naturale delle cose quando se ne raggiunge la matrice. "L'arabesco - ha scritto Baudelaire - è il più spirituale dei disegni". Così le tele pensili di Di Fabio trovano una singolare consonanza con le sculture, pur lontane per data e poetica, che sono esposte stabilmente in quello stesso corridoio: l 'Orfeo di Martini, la Sfera di Pomodoro, il Nudo (Cariatide) di Viani. Chi entra nel museo, comunque, scorge l'installazione già dall'atrio, fra le colonne e le porte, e da lontano quelle forme che fluttuano e brillano sembrano strane stelle contro un cielo diurno.