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Schiavi fuggitivi e ribelli nel diritto e nella storia di Roma. Dalla repubblica all'età dei Severi

Giappichelli Editori

Torino, 2099; br., pp. 184, cm 17x24.

ISBN: 88-921-4396-4 - EAN13: 9788892143968

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


La fuga degli schiavi ossessiona i padroni ed è costantemente associata, da parte degli autori antichi, al pericolo di ribellioni e rivolte, oltre che al fastidio per il depauperamento patrimoniale del dominus. L'acquisto inconsapevole di uno schiavo con tendenza alla fuga è un pessimo affare, e per questo, ai fini della tutela prevista da edili e pretori, i giuristi romani riflettono ampiamente sulla nozione stessa di "servus fugitivus". Anche nell'America del XVIII e XIX secolo il pericolo di fuga degli schiavi turba particolarmente i padroni, i quali investono più denaro nelle spese per il loro recupero che in ogni altro aspetto della schiavitù: persino la famiglia di George Washington vivrà il problema, al punto da spingere il primo presidente degli Stati Uniti d'America a scrivere una lettera con cui sollecita le ricerche della serva personale di sua moglie, fuggita probabilmente su istigazione di un seduttore, che ricorda tanto quelle con cui Cicerone denunciava stizzito la fuga del suo schiavo Dionisio o quella di Licino, schiavo del suo amico Claudio Esopo, e, con riguardo al fenomeno in esame, invita, pur con tutte le cautele che devono accompagnare certe letture comparative, a indagare i fattori di continuità o di cesura tra mondo antico e moderno.

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