Santa Giustina dietro le mura e Pontecorvo
Venilia
Montemerlo, 2017; br., pp. 142, ill.
ISBN: 88-87066-86-8
- EAN13: 9788887066869
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Veneto
Testo in:
Peso: 0.68 kg
Il volume presenta la descrizione di due zone contigue sviluppatesi, in epoche diverse, a ridosso delle mura di epoca veneziana nella zona della città rivolta ad est. In origine via Cavazzana era isolata dal corpo della città: in epoca romana su quell'area vi era una necropoli, mentre al tempo in cui la popolavano sessanta famiglie nei dintorni non c'era altro, eccetto la grande chiesa. La domanda che il libro si pone, cercando una risposta anche attraverso il dialogo con gente cresciuta in "Corte", è perché mai e per quale strana ragione sia sorta, proprio a ridosso del corpo della grande basilica, una contada di casette modeste, costruite con materiali di risulta, e dedicate alle classi più umili? Poi, come spesso capita, una storia ne rivela altre, e così il libro ci racconta di Gasparo Pacchierotti, tra gli ultimi cantanti castrati della tradizione lirica italiana, insediatosi - dopo i successi internazionali - nell'area che poi diventerà l'Antonianum, e per diversi anni proprietario dei terreni che dall'Orto Botanico giungevano fino a Santa Giustina. Chi più è in grado oggi, transitando a Pons Curvus e guardando in basso dalla spalletta del ponte, di intuire che un tempo, tra le cinque arcate del ponte che scavalcavano il fiume, scorresse il Bacchiglione? Pontecorvo, ai tempi di Tito Livio, era confine della città. Poi per secoli, lungo la via che da Piove di Sacco giungeva a Padova, transitarono mercante soldati. Le mura di epoca carrarese disegnavano il margine della città medioevale e gli eserciti che la accerchiavano, dove oggi è il piazzale, collocavano le loro guarnigioni e le loro macchine da guerra. In seguito la zona venne inclusa entro la cerchia delle mura rinascimentali e nello spazio tra i nuovi bastioni e il fiume, poco per volta, si insediò e crebbe una popolazione di artigiani richiamati dalla presenza dei molti mulini. A valle del ponte, infatti, operava un'area industriale - la seconda, per importanza, dopo quella di Ponte Molino - dove, sfruttando la forza dell'acqua, si azionavano mulini, mangli e folli. Ovviamente, lì dove l'economia creava profitto, oltre ai commercianti e agli artigiani, non mancò chi, delle classi più agiate, decise di mettere su casa.