Il suo bisbiglio. Vol. 1
Siena, 2024; br., pp. 80, cm 16x24.
EAN13: 9791259624833
Soggetto: Società e Tradizioni
Extra: Religione e Arte Religiosa
Testo in:
Peso: 1.24 kg
«Io vado preparando qualcosa che a suo tempo frutterà; e alle volte mi par di sentirmi già risoluto a far quanto posso di ciò che sento bene altrui e quindi mio; cerco di diventare italiano per essere umano, ed essere umano per diventare divino» (Clemente Rebora, Lettera a Giovanni Capristo, 3 novembre 1925) Tra i «tre o quattro scrittori di versi italiani d'oggi degni di ammirazione», Giuseppe Ungaretti, oltre a se stesso, elencava Clemente Rebora. Eugenio Montale ha scritto che Rebora «avrà lettori anche quando molta parte della poesia d'oggi resterà illibata negli scaffali delle biblioteche». Ma chi era Clemente Rebora? Qualcuno dei suoi Frammenti lirici o dei suoi tragici versi sulla guerra si trovano in molte antologie scolastiche, ma la sua biografia è stata scavata ancora sommariamente. Questo volume offre numerosi materiali (anche inediti) per colmare la lacuna. A partire dall'epistolario (uno dei letterariamente più significativi del secolo), si ricostruisce la giovinezza del poeta milanese, l'insegnamento e la prima produzione poetica, la terrificante esperienza al fronte e la lunga e pensosa convalescenza che ne è seguita, la ricerca esistenziale da Tagore a Mazzini fino alla conversione al cattolicesimo nel 1929. Clemente Rebora (1885-1957), dopo la laurea è stato insegnante precario fino alla partenza per il fronte; ferito più nella psiche che nel corpo, visse un lungo calvario di umilianti visite e ricoveri. Nel 1929 si convertì al cattolicesimo e nel 1936 divenne sacerdote rosminiano. La sua vena poetica, espressa nei Frammenti lirici (1913) e nei Canti anonimi (1922) riemerse dopo decenni negli estremi Canti dell'infermità. Delle poesia di Rebora, le lettere sono un preziosissimo controcanto.