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In rem suam. Puttane e sessualità nell'antica Roma

Brè Edizioni

Treviso, 2022; br., pp. 126, cm 15,5x21.
(Unibrè).

collana: Unibrè

EAN13: 9791259702234

Soggetto: 0-1000 (0-XI) Antico,Saggi e Studi sull'antichità

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Roma

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.26 kg


Meretrix, prostituta, pellicula, moecha, scortum, lupa sono solo alcuni dei termini che i romani usavano per definire una professionista del sesso. La straordinaria varietà linguistica, dai connotati più o meno dispregiativi, indica una sola cosa: la centralità del meretricio nella società romana. Ma che funzioni assolveva il mestiere più antico del mondo, come si inseriva nella vita quotidiana di Roma, quali persone erano coinvolte e perché si legava ai culti e alle festività religiose? Quando si parla di un tabù è difficile distinguere la tradizione dalla storia. La sensibilità umana, specifica di ogni epoca, sancisce i valori del passato e, di volta in volta, li plasma e ridefinisce. In questo senso la società romana era profondamente sessualizzata proprio come quella odierna: la diffusione di pratiche sessuali in contesti pubblici, o l'aperta tassazione del meretricio, hanno lo stesso identico significato dell'interdizione al sesso dei secoli successivi. La confusione di oggi ha portato a ritenere che, anche per i romani, il sesso comprato fosse un segreto di pochi; e di fatto lo è diventato.

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