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Gente senza storia. Immagini del mondo contadino in Sabina

Il Formichiere

Foligno, 2023; br., pp. 178, ill. b/n, cm 22x22.

EAN13: 9791280732811

Soggetto: Collezioni,Fotografia

Luoghi: Lazio

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


“Gente senza storia” è stato pubblicato la prima volta nel 1985 come atto finale di un percorso che aveva preso avvio fin dal 1979 quando a Torino, nel contesto di un convegno nazionale di etnografia, oltre a tenere una relazione sul tema della museografia etnografica, presentai un album fotografico contenente molte delle immagini che sono presenti in questo libro. Una iniziativa che ricevette una lusinghiera attenzione tra i relatori di quell’incontro che rappresentavano gran parte del mondo della ricerca antropologica italiana di quegli anni. L’anno successivo quell’album fotografico divenne una vera e propria mostra presentata nel corso di una Settimana dei beni culturali e ambientali organizzata dall’Archivio di Stato di Rieti dove già lavoravo, e subito dopo venne esposta in Germania presso il centro culturale italiano di Vaihingen-Enz (Colonia), con il titolo Assuchen der baverischen gesellschts in einem gebiet der zentrale italien. Passò un anno ancora e la mostra, per iniziativa delle università di Udine e Trieste e di vari enti locali, divenne itinerante in diversi centri della provincia di Gorizia, e nel 1982 in quella di Udine, presentata da Furio Bianco che insegnava storia moderna all’università di Udine e Gian Poalo Gri che al tempo insegnava antropologia culturale all’università di Trieste. Dopo diverse altre iniziative e qualche pubblicazione parziale come la cartella di immagini “S. Elia immagini contadine” del 1983, nacque finalmente “Gente senza storia” edito nel 1985, che rappresentò la sintesi fotografica delle indagini demo-etno-antropologiche che avevo avviato in Sabina fin dalla metà degli anni settanta. Il libro venne accolto con lusinghieri apprezzamenti e in poco tempo andò esaurito.
[…] Avverto come curioso il fatto che proprio mentre sto lavorando alla seconda edizione di “Gente senza storia”, sto contestualmente terminando un altro libro dedicato al modo in cui il mondo contadino in Sabina è stato documentato da alcuni fotografi del passato come il conte Giuseppe Primoli, l’etnografo Paul Scheuermeier, il pittorialista Filippo Rocci e più recentemente Antonio Semerano.
Immagini a cavallo tra Ottocento e la prima metà Novecento che ci mostrano, con diverse chiavi di lettura, un mondo arcaico che incuriosiva la borghesia e aristocrazia del passato che documentava con il mezzo fotografico ciò che appariva loro come una bizzarra alterità.
Una sorta di “indie di quaggiù”, come i gesuiti del XVI secolo definivano il mondo contadino con cui si incontravano, dominato da arcaiche abitudini e superstizioni che essi ritenevano di dover sradicare.
Oggi mi rendo conto che le immagini contenute in “Gente senza storia” non sono dissimili da quelle riprese effettuate in tempi così lontani.
In questo caso non derivano da nessuna curiosità e sono nate in contesti di ricerca scientificamente orientati, ma di fatto potrebbero costituire l’ultimo capito di quel libro nel quale racconterebbero i residui segni di vita di un mondo che ha cessato definitivamente di esistere.
In fondo tra le ultime immagini di quel libro basato su fotografie storiche, e quelle che iniziai a registrare io nei primi anni ’70 del ‘900, corre un tempo sostanzialmente simile a quello trascorso dalla pubblicazione di quel libro nel 1985 ad oggi. Appare ovvio come nel loro insieme questi due volumi raccontano il mondo contadino di questa area dagli albori della fotografia, allo scorcio del XX secolo.
A guardare bene l’insieme di queste immagini, da quelle riprese ai primi aristocratici fotografi dell’Ottocento, alle mie di qualche decennio fa, è facile cogliere come questo mondo, al di là delle profonde differenze culturali, economiche e sociali, per le varie culture egemoni che si sono susseguite nel tempo, è stato sempre un mondo di “Gente senza storia”

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