Un Quaderno Finlandese
Salvatore Santuccio
Alinea Editrice
Firenze, 2006; br., pp. 128, ill., cm 16x21.
(Saggi e Documenti. Architettura e Urbanistica. 1).
collana: Saggi e Documenti. Architettura e Urbanistica
ISBN: 88-8125-986-9 - EAN13: 9788881259861
Soggetto: Parchi, Giardini e Ambiente,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Nessun Luogo
Testo in:
Peso: 0.32 kg
Dal marzo 2004 al marzo 2005 questo quaderno ha immagazzinato immagini, nell'ordine, di: Ascoli Piceno, Valladolid, Salamanca, Roma, Lecce, Treviso, Montevideo, Buenos Aires, Pisa, Avignone, Arles, Tangeri, Siviglia, Ferragudo, Lisbona, Madrid, Saragozza, Barcellona, Parigi, Genova, Berlino, Vienna, Otranto, Dehli, Jaipur, Agra, Orchha, Benares, Amman. Quattro continenti e non so quante nazioni, e un anno, un anno memorabile e memorizzato. Ma questo libro non rappresenta solo una specie di album delle fotografie, vuole dire altre cose. Salvatore Santuccio commenta uno per uno i disegni che ho fatto, ma a posteriori, chiuso l'anno, riposte le valige. Le penne da disegno si trasformano in penne da scrivere e i disegni, loro stessi, dettano i loro racconti, i loro tempi bloccati sulla carta. Prima dello scadere del marzo 2005, prima del ritorno da Amman non ho scritto nulla, pur avendo una gran voglia di farlo, pur temendo che i ricordi svanissero. Risolta l'attesa, si mischia il ruolo dell'autore del disegno con quello del fruitore, l'immagine fotografica convive con la tecnica del disegno puro e l'interesse speculativo si muove in un pantano ricco di digressioni e di specificità. L'autore scrive tutto al tempo presente, come un diario ex post, quasi che sia il disegno a raccontare un suo presente, una attualità che si palesa nel suo essere io narrante. Certo molte cose saranno disperse nel vuoto di situazioni trascorse in qualche caso anche da molto tempo e immagazzinate da una mente non più freschissima, ma tant'è, l'esperimento vale per quello che è, e credo che sia utile, soprattutto a coloro che, travolti dalla potenza seduttiva degli automatismi tecnologici della rappresentazione, abbiano perso il piacere del sedersi su una panchina, con calma, in un pomeriggio di primavera, dall'altra parte del mondo, e, pensando ai fatti propri, disegnare un'architettura, un paesaggio, un'immagine da portarsi caramente a casa assieme al ricordo di quel pomeriggio, di quell'aria, di quei profumi e di quei pensieri.
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