Il ballo di coppia in strada a Milano
Vita e Pensiero
Milano, 2099; br., pp. 150, cm 12x24.
(Strumenti/Sociologia).
collana: Strumenti/Sociologia
ISBN: 88-343-3854-5
- EAN13: 9788834338544
Soggetto: Musica,Società e Tradizioni
Luoghi: Lombardia,Milano
Testo in:
Peso: 0.65 kg
La piazza è stata luogo di unione e di festa in molte epoche: e oggi? Tango Illegal, Mazurka Klandestina, Sac (Swinging Around Collective) sono tre tipologie di ballo di coppia in strada indetti in modo estemporaneo da gruppetti di appassionati. In numerose città italiane gruppi di ballerini si incontrano per danzare insieme: piazze, strade, portici, gallerie o mezzanini delle stazioni ospitano eventi di ballo sociale organizzati e attuati senza regolari autorizzazioni, sfruttando le potenzialità dei social media nello stile dei flashmob. Un antidoto spontaneo all'isolamento metropolitano, piaga dei nostri tempi. Il libro restituisce i risultati di una ricerca sociologica condotta tra il 2015 e il 2016 sul ballo di coppia clandestino in una realtà urbana che può considerarsene la culla, Milano. «Le caratteristiche di questi eventi» spiega l'autrice e sociologa Sara Cardinale, «sono l'alto grado di organizzazione e le ferree regole interne. Rispondono all'esigenza di appartenere a una comunità, in una città individualista e dove si respira "mercato" ovunque. L'idea è: mi cerco uno spazio che offra socievolezza (lo stare insieme per il puro gusto di stare insieme), senso di libertà, in un contesto informale (un po' come scendere al bar nei paesi, sai che troverai qualcuno che conosci). Il tutto, amplificato dalla suggestione delle scenografie, ricche di bellezza e di storia. Il sapore è assai diverso dal danzare in una sala». La socievolezza e l'intimità di gruppo emergono come chiavi di lettura di una socialità basata su interazioni estemporanee tra semisconosciuti e vissuta come autentica per la sua spontaneità e assenza di lucro, una socialità che trova nella strada il proprio spazio di espressione privilegiato. «Nei partecipanti c'è» spiega ancora l'autrice: «la sensazione che cambiare l'uso di un luogo sia un (piccolo) contributo a cambiare il mondo».