Dizionario del dandy
Sellerio
Palermo, 2007; br., pp. 197, ill., cm 12,5x17.
(La Memoria. 705).
collana: La Memoria
ISBN: 88-389-2185-7
- EAN13: 9788838921858
Soggetto: Saggi Storici,Società e Tradizioni,Tessuti (Arazzi, Tappeti, Ricami)
Testo in:
Peso: 0.231 kg
Il primo Beau Brummell, l'ultimo, probabilmente, Cocteau. Alcuni riconoscibili tanto che suona superfluo il ricordarli (Wilde, Proust); altri sono dandy misconosciuti e, forse, impensabili: Joyce, Gozzano, Camus, e uno Charlot a cui "la bufera del progresso aveva lacerato la marsina". Il ritratto del dandy è un'impresa difficile, quasi utopica. Innanzitutto perché - avverte subito Giuseppe Scaraffia - "nasce insieme alla sua invincibile avversaria, la società di massa", è dunque fin dall'origine un ribelle sconfitto, un oppositore senza speranza. Un' evanescenza complicata da un'impalpabilità paradossale: il dandysmo fu un movimento culturale ma impedito d'esser tale dalla singolarità irriducibile di chi ne faceva parte, fu una ideologia a cui il basilare scetticismo toglieva la possibilità di proclamarsi, un'opposizione a cui l'impassibilità negava di battersi: quando Oscar Wilde, andato in America a diffondere un po' di buon gusto, seppe che gli preparavano accoglienze da esteta, si affrettò a presentarsi vestito nel modo più convenzionale. Per cui più che a un ritratto storico e critico, è un'identificazione ciò a cui si può aspirare, o conoscendo le sue singole figure, oppure attraverso un dizionario che, voce per voce, cerca di tipizzarne i versatili comportamenti alla ricerca di una sintassi del dandy.