Barbari e infedeli nell'alto medioevo latino. Saggi e miti storiografici
Spoleto, 2011; br., pp. 472.
(Collectanea. 26).
collana: Collectanea
ISBN: 88-7988-324-0
- EAN13: 9788879883245
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1000-1400 (XII-XIV) Medioevo
Testo in:
Peso: 2.27 kg
Su Goti, Longobardi e Franchi, in quanto "barbari" di successo divenuti dominatori dello spazio italico, sono stati versati i classici fiumi d'inchiostro, ed è facilmente credibile che ancora se ne verseranno dal momento che molto su di essi rimane da conoscere e da discutere: perché e come i Goti di Teodorico scomparvero dalla storia senza lasciare tracce significative? E' possibile che Alboino abbia davvero consumato tre lunghi anni della sua vita nell'assedio di Pavia? Perché i Franchi di Carlo Magno si impadronirono tanto facilmente del regno dei Longobardi? Questi alcuni degli interrogativi che qui ci siamo posti e, pur senza la pretesa di risolvere problemi insolubili, abbiamo tentato di rimettere in discussione alcuni dei miti consolidati che si sono venuti stratificando nella storiografia, e di suggerirne qualche revisione riconsiderando anche i criteri con i quali storici e archeologi hanno indagato (talora insieme, talora ignorandosi a vicenda) su quei mondi bensì lontani, ma che ancora sono alla base dell'attuale assetto della nostra Penisola. Nel corso dei secoli altri miti si sono formati sugli "infedeli" o "pagani", cioè su Saraceni, Ungari e Normanni che fra IX e X secolo depredarono sistematicamente gran parte dell'Europa cristiana e, con essa, anche l'indifeso regno italico. Si tratta di vicende che certo non mancarono di recare gravi disagi agli uomini del tempo, ma il cui peso e importanza sono stati deformati da tradizioni popolari di origine letteraria, e spesso anche dall'opera di eruditi distratti o compiacenti. Un discorso a sé meritano in ogni caso i Normanni che da semplici razziatori e mercenari esportatori di violenza sono diventati conquistatori e creatori di regni; per meglio valutare l'indubbio contributo che essi hanno dato allo sviluppo della civiltà europea è nondimeno necessario prescindere, anche qui, da una certa immagine di "superuomini" che si è voluto cucire loro addosso.