Racconti contagiosi
Giangiacomo Feltrinelli Editore
Milano, 2020; br., pp. 336, cm 14,5x22,5.
(Varia. 1).
collana: Varia
ISBN: 88-07-49287-3
- EAN13: 9788807492877
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.35 kg
Uscita dal lockdown, la signora Dalloway di Virginia Woolf è presa da una voglia incontenibile di shopping. Il Decameron di Boccaccio si svolge attorno a un distanziamento sociale volontario nei giorni della peste. Romeo e Giulietta di Shakespeare muoiono a causa di un eccesso di polizia sanitaria. Il cardinale Borromeo di Manzoni aveva inventato la messa cantata dai balconi. La fantascienza aveva anticipato virus più perfidi del corona. È stata l'Italia a inventare nel Trecento le prime misure per fermare il contagio. Aveva i migliori medici, fu lodata e imitata nel resto d'Europa. Ma non bastò a impedire una decadenza di parecchi secoli. Quarantena, distanziamento sociale, stop ai teatri, alle taverne e alle feste sono sempre stati molto impopolari. Pesti, epidemie, contagi ce li raccontiamo da sempre. Probabilmente da millenni prima che si cominciasse a scriverne. I racconti si somigliano. E soprattutto somigliano alle cronache dei nostri giorni. Boccaccio copia Tucidide, Lucrezio e Ovidio, London aveva copiato da Poe e da Mary Shelley. Camus usa la Peste inventata per parlare dell'invasione nazista. Il male non viene chiamato allo stesso modo. Non sappiamo nemmeno se si tratti delle stesse malattie. A un secolo di distanza sappiamo poco della Spagnola. E non abbastanza del Covid. C'è qualcosa di profondamente umano che accomuna tutte le narrazioni: la paura, l'orrore, la ricerca del colpevole, le fake news e i rimedi bislacchi, ma talvolta efficaci. Per un paio di secoli dopo il Decameron i testi medici indicavano il raccontarsi storie e lo stare allegri come profilassi contro il contagio. Ci sono molte sorprese nelle strade dell'immaginario che Siegmund Ginzberg ripercorre con un occhio all'attualità. Talvolta la fantasia l'azzecca più della scienza. I cronisti antichi più dei contemporanei. Tutti quanti, però, hanno in comune una strategia per convivere con l'epidemia: disinnescarla con gli strumenti potentissimi della narrazione.