Il principio del male nel buddhismo. Storie di tentazioni e illusioni d'inferni
Milano, 2020; br., pp. 368.
(Istituto di Cultura per l'Oriente e l'Occidente. 13).
collana: Istituto di Cultura per l'Oriente e l'Occidente.
ISBN: 88-7984-670-1
- EAN13: 9788879846707
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Il concetto del male ha sempre preoccupato e angosciato gli uomini di ogni era e civiltà. Perché si soffre? Perché si muore? Quali sono le origini, le ragioni del male? Esiste il male come categoria assoluta, trascendente, oppure scaturisce dall'uomo perché insito in lui? Il male e il bene possono esistere senza l'uomo? Se si accetta l'esistenza di un essere divino perfettamente buono e onnipotente, come si può giustificare il male? Ovunque il male rappresenta la trasgressione, il disordine, la separazione: è ciò che distrugge, il caos, il nemico, il diverso, le forze misteriose e pericolose della natura, tutto ciò che procura ostacoli e squilibri interni ed esterni. Nel Buddhismo il male è un'idea illusoria, un sovvertimento dovuto all'attaccamento all'illusione e alla vita. Nelle scritture del Buddhismo e specialmente nella religione popolare, ogni singolo aspetto del male fu personificato e divenne parte d'una entità indicata con il nome di Mara, il Distruttore, il Calunniatore, il Generatore di inciampi. L'autore ripercorre la storia di Mara in tutti i suoi miti e le sue tradizioni, anche in quelle più remote che affondano la loro origine nei Veda, le scritture più antiche dell'India. L'opera è un lungo viaggio nei secoli attraverso culture profondamente diverse, nell'ambito di un immaginario religioso spesso misterioso e di non facile comprensione.