Coll'arditezza della frase. Ordine artificiale e sublime nei «Canti» di Leopardi
Edizioni ETS
Pisa, 2017; br., pp. 193, cm 17x24.
(Quaderni della Sezione di Italiano dell'Università di Losanna. 12).
collana: Quaderni della Sezione di Italiano dell'Università di Losanna
ISBN: 88-467-4770-4
- EAN13: 9788846747709
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 0.79 kg
Se i "Canti" di Giacomo Leopardi sono una delle opere capitali della poesia moderna è perché hanno saputo realizzarne aspetti per così dire archetipici. Uno di questi è senz'altro la lingua, che Leopardi indaga sui testi degli autori che lo hanno preceduto, discute sul piano teorico, e infine configura in modo nuovo e personale. In questo saggio Simone Moro si occupa di uno degli elementi peculiari della lingua poetica dei "Canti": l'ordo artificialis delle parole, studiato nelle sue forme grammaticali e retoriche per rivelarne i valori stilistici e poetici, in relazione alle dichiarazioni dello Zibaldone sugli ardiri e lo stile sublime. La poesia si è sempre servita di artifici quali iperbati, anastrofi, epifrasi e sinchisi, e in epoca neoclassica il loro utilizzo sistematico ha configurato un vero e proprio programma letterario. Perché allora Leopardi, che si propone di dare all'Italia una poesia nuova e moderna, recupera stilemi tanto tradizionali? Come li impiega all'interno dei testi? Quale significato espressivo racchiude una scelta maturata in rapporto consapevole con la poesia del passato e il panorama poetico del suo tempo? Un'analisi stilistica svolta sui "Canti" e insieme aperta a un confronto con alcuni capisaldi della tradizione suggerisce delle risposte a simili domande, e offre un'interpretazione rinnovata di alcuni testi dell'opera: delle canzoni iniziali, ovviamente, ma anche di capolavori di più ampio respiro come la "Ginestra".