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Fruscii di vento

Genesi

Torino, 2008; br., pp. 96, 1 ill. col., cm 13,5x20,5.
(Le Scommesse. 224).

collana: Le Scommesse

ISBN: 88-7414-144-0 - EAN13: 9788874141449

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.2 kg


Andreina Solari è nata a Chiavari, vive a Leivi, in provincia di Genova.
La sua vita, una vita normale, fatta di famiglia, figli, interessi culturali e sensibilità per gli anziani, i bambini, gli animali, gli indifesi, è trascorsa finora tra Leivi e le città della costa, in quel paradiso paesaggistico che è il golfo del Tigullio, e particolarmente tra Chiavari, Sestri Levante e Lavagna.
Leivi (il "paese dell'olio"), circa 2300 abitanti, situato su un anfiteatro di colline alle pendici dell'Appennino, si affaccia come una terrazza sulla città di Chiavari e sul mare, estendendosi in una valle argentata dagli ulivi.
È in tale ambiente, e nell'atmosfera di affetti, amore e disamore, illusioni e delusioni, speranze e disperazioni, sogni ad occhi aperti e realismo raziocinante, che sono nate le poesie di questo primo libro di Andreina.
Non per uno sterile gioco letterario, ma per una necessità del cuore. Sì, del cuore. Perché se è vero che per fare autentica poesia non bastano le effusioni del sentimento e non basta la semplice, per quanto acuta, sensibilità, è pur vero che senza l'uno e l'altra non vi può essere poesia, non si può comunicare con la "intelligenza del cuore" del lettore. Se si privilegia quasi esclusivamente la forma e gli orpelli verbali, si rischia di fare un vuoto cerebralismo fine a se stesso, ma non si fa poesia. Ed è quanto accade a certa poesia contemporanea, che, tranne magnifiche eccezioni, tende a divenire sempre più un autoreferenziale circolo per iniziati anziché uno strumento prezioso per comunicare con gli altri uomini e col mondo.
È pur vero che col cuore e col sentimento non bisogna esagerare, e che comunque non sono sufficienti a fare arte, cioè poesia autentica. Così come è vero che il pericolo della retorica e del sentimentalismo è sempre presente. Ma l'importante è essere sinceri con se stessi e col lettore, sinceri al punto da apparire ingenui.
E di una tale "ingenuità" e freschezza creativa ce n'è molta, nelle poesie di questa raccolta d'esor­dio della Solari. Così come c'è una incomprimibile voglia di cantare, di cedere alle confessioni e agli entusiasmi, tranne rinchiudersi subito dopo nella reticenza e nello sconforto (salvo tornare a cantare la gioia di vivere giorno per giorno, e così via).
La morte è vista come un evento immanente, ineluttabile, ma anche come una gigantesca assurdità un evento "senza senso" nella vita quotidiana che, nonostante tutto, offre sempre spunti di curiosità, felicità e speranza. Perfino nelle immagini e situazioni più lievi e delicate, direi "minime ". Si veda, ad esempio, quella "pozzanghera smossa dal vento / che l'accarezza e passa". O quei miniquadretti colti con acuto senso di osservazione e con ironica simpatia, come Ragno zanzara e me, come Micio, e soprattutto come Percorrendo il corso, dove "cinque giovinetti "che cicalecciano sul caruggio centrale di Chiavari sono paragonati a "uno stormo di uccelletti".
E poi c'è l'amore. Sì, l'amore, e non solo quello per la natura, gli anziani, i disabili, i bambini, gli animali. Ma quello che può scuotere profondamente la vita e marcare a fuoco un'anima di poeta.
Infatti, dopo la "parte prima" del libro (Fruscii di vento), che è quasi una dichiarazione di poetica, in cui l'autrice confessa i motivi per cui si sente spinta a scrivere, e ci descrive l'anima del paesaggio (marittimo, collinare, urbano, psicologico) nel quale vive felicemente, troviamo l'Amore, nella "parte seconda" intitolata Se la nebbia dirada. È un amore vagheggiato nel sogno, in modo così intenso da sembrare autentico. Al punto da "sconvolgere" quel "quieto vivere" provinciale. Ma non c'è nessun compiacimento bovaristico e decadente nelle poesie che ne scaturiscono quando la tempesta e la nebbia del sogno e dell'immaginazione febbrile si saranno placate e diradate. C'è invece il desiderio di non cadere nel "cataclisma". Infatti, nella "parte terza", La montagna della vita, appare chiara la voglia di privilegiare se stessi e la propria libertà e personalità, anche se ciò comporta l'accettazione dell'amato/odiato quie­to vivere. C'è la ricerca costante di un proprio equilibrio interiore, l'unico che consenta di assaporare intimamente i piccoli ma autentici piaceri della vita. Anche se il rimpianto di un grande "sogno non vissuto" rimane ostinatamente nella vita di ogni giorno, a venarne ogni sfumatura, a trasformare in poesia anche i minimi dettagli della cosiddetta realtà.
Andreina Solari fa appello alla poesia non solo quando insegue il sogno ma anche quando vuole fuggirne. Crede nella poesia in modo entusiastico, e la cosa, dato il carattere dei tempi in cui stiamo vivendo, è già di per se stessa un miracolo.
La "quarta" ed ultima parte del libro (Collage) è dedicata ancor di più a se stessa (si veda la scanzonata e scherzosa poesia Il vestito), ma anche ai familiari affetti, ad esserini come le lucciole, il micio, il ragno e la zanzara... ma tocca anche temi gravi e di dolente sensibilità sociale e psicologica, come quello della solitudine senza rimedio dei pazzi (che "hanno perduto la maschera della vita - ma possiedono un'anima pulita", o come quello della solitudine degli anziani trascurati dai figli ("quelli della vita frettolosa - quelli che non hanno tempo"), per chiudere con una bella immagine (una delle tante belle immagini del libro), soffusa di un pizzico di "mistero": che cosa passerà nella mente di un pescatore, appoggiato alla ringhiera, che fissa la lenza nel fuoco del tramonto?

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