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Cavalieri erranti. Fortuna e declino degli scacchi in Calabria (XVI-XVIII secolo)

Rubbettino Editore

Soveria Mannelli, 2014; br., pp. 100, ill., cm 14x19.
(Zonafranca. 13).

collana: Zonafranca

ISBN: 88-498-4242-2 - EAN13: 9788849842425

Soggetto: Saggi Storici

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Calabria e Basilicata,Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.15 kg


Il gioco degli scacchi conquista nuovi territori non solo per le sue qualità intrinseche, ma anche perché funzionale all'ideologia dei gruppi dominanti o emergenti. Dal XVI al XVIII secolo, la sua diffusione e legittimazione in aree periferiche come la Calabria è incoraggiata e gestita dalle grandi dinastie europee, in primo luogo da quella spagnola. Gli scacchi, metafora della società d'ancien regime, affermano le gerarchie esistenti, celebrano il potere assoluto del sovrano e l'arte della guerra, da sempre privilegio dei nobili. Gli scacchisti calabresi sono ritenuti tra i giocatori più temibili e sulle loro straordinarie imprese si raccontano aneddoti che li presentano come cavalieri erranti. Contesi e viziati dagli aristocratici, sono ricoperti di onori e ricchezze, ma la loro vita è difficile e avventurosa, la loro fortuna effimera e altalenante. Per primeggiare tra centinaia di bravi giocatori bisogna tenersi sempre in allenamento e avere nervi saldi poiché basta una sola sconfitta perché la gloria tramonti. Alla fine sono uomini sviliti e infelici, degni di compassione poiché vivono una vita raminga, subiscono aggressioni e spesso muoiono soli e in miseria.

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