La Lex Iulia de Pecuniis Repetundis nell'Interpretazione dei Giuristi del Principato
LED - Edizioni Universitarie di Lettere Economia e Diritto-UNI
Milano, 2024; br., pp. 70, cm 17x24.
(Collana della Rivista di Diritto Romano).
collana: Collana della Rivista di Diritto Romano
ISBN: 88-5513-127-3
- EAN13: 9788855131278
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Nei frammenti degli scritti dei giuristi di età antonina e severiana tramandati dalla compilazione giustinianea si trova il ricordo della lex Iulia de pecuniis repetundis approvata nel 59 a.C. su proposta di Cesare. Varie sono le modifiche cui la normativa cesariana andò incontro nell'epoca del principato. Attraverso l'interpretazione giurisprudenziale si allargò il numero dei soggetti in astratto incriminabili. A ciò si accompagnò la nascita di un nuovo illecito: l'intervento di un'estorsione, in particolare mediante il ricorso a una minaccia o all'induzione di uno stato di paura nella vittima, determinò in relazione almeno a qualche fattispecie lo spostamento del comportamento illecito dalla sfera delle repetundae a quella del crimine straordinario della concussio, come ben testimoniano le riflessioni di Macro. A interpretazioni estensive andò incontro il divieto dei donativi cui rimandano alcuni passi delle nostre fonti. Altre informazioni circa la disciplina dettata dalla lex Iulia e dalle successive estensioni del suo campo di applicazione si ritrovano inoltre in alcuni passi delle Pauli Sententiae noti per lo più attraverso il Fragmentum di Leida. Accanto a una nuova analisi di questo fascio di testimonianze l'indagine offre una nuova ipotesi ricostruttiva del lacunoso Fr. Leid. 7 che riguarda la condanna del colpevole del crimen alla restituzione di quanto fosse stato illecitamente versato.