Fujenti 1981-1982
Mario Ianieri
Casoli, 2020; br., pp. 118, ill., cm 22x22.
EAN13: 9791280022325
Testo in:
Peso: 0.62 kg
«Lo Spectrum delle fotografie di questo libro di Salvatore Di Vilio è dominato dal bianco dei vestiti dei fujenti. Senza la lunga casacca bianca che fascia il corpo, a mo' di un camicione simile a quello di Pulcinella, non ci sarebbe l'atmosfera festiva della processione che irrompe nelle piazze e nelle vie lungo il percorso che, dalle cittadine campane, nel caso specifico Succivo, porta i devoti, sempre scalzi, a raggiungere in pellegrinaggio il sagrato della chiesa innalzata alla Madonna a Sant'Anastasia. Nel suo intervento Stefano De Matteis ne sottolinea gli aspetti più significativi e ne indica le probabili origini pagane. È fuori dubbio che "afflizione e fertilità, teatralizzazione e musica" affondino le radici nei riti di ringraziamento a Cerere e Demetra, ma è pur vero che alcune "scene paniche" che i devoti raffigurano sono delle figure che esprimono speranza nel futuro e invocano un segno di cambiamento che solo il divino può concedere. Il bianco della "casacca", sinonimo di purezza, trasforma la protesta da singolare "antica supremazia dell'io" (Nietzsche) in un principio euristico. Nelle tre diverse riprese delle manifestazioni devozionali questi aspetti sono ben documentati dalle immagini. Chi le scorre ritrova gli stessi "gesti". Gli sembra di assistere a un fermo immagine: visi profondi, scolpiti; occhi consumati dal desiderio; speranza sempre aperta al domani. Da quali recessi ancestrali provengono questi movimenti consumati dalla febbre di uno sperato riscatto? Nel suo intervento Maurizio Braucci ne argomenta alcuni. Nascono cioè dal "fallimento del Risorgimento", dalla "caduta delle grandi speranze aperte da Garibaldi". "Da allora in poi, il modo contadino diventa un mondo chiuso, isolato", racchiuso su sé stesso a cui non resta che confidare in un intervento divino per ritrovare nella propria memoria lo slancio per nuovi e duraturi cambiamenti. Con o senza l'agnizione del divino.» (Gerardo Pedicini)