I Busti del Pincio. Nel Giardino della Memoria alla Ricerca della Nostra Perduta Identità. Italia, Caput Mundi della Cultura e della Civiltà
Roma, 2016; br., pp. 232, ill. b/n e col., cm 21,5x29,5.
(Le Ragioni dell'Uomo).
collana: Le Ragioni dell'Uomo
ISBN: 88-492-3222-5
- EAN13: 9788849232226
Soggetto: Saggi (Arte o Architettura),Scultura,Urbanistica e Viabilità
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Testo in:
Peso: 1.23 kg
La brevità è il maggior pregio della presentazione di un libro. Sono un romano, architetto di professione, ho avuto la fortuna di nascere, di abitare nel centro storico di Roma e, soprattutto sono affascinato dall'ineguagliabile patrimonio artistico che i nostri più illustri Antenati ci hanno tramandato. L'ingente quantità e la bellezza di queste testimonianze sono, peraltro, tali da indurci, talvolta, a sottovalutare alcuni aspetti di una immensa eredità culturale che noi tutti siamo chiamati a custodire, apprezzare e valorizzare. È questo il caso del Giardino del Pincio; il fascino dell'ambiente naturale e dei vari aspetti architettonici del luogo sono fuori discussione. Trascurata o sottaciuta appare, invece, la presenza di quello che si potrebbe definire un "Grande Libro di Storia e di Cultura inciso nella pietra" rappresentato da 228 busti marmorei di letterati, artisti e scienziati che hanno fatto dell'Italia la Nazione Eterna. Ben lontano da faziosi nazionalismi, bensí al fine di ovviare a questa silenziosa "dimenticanza", ho ritenuto opportuno, e per me quasi doveroso, impegnarmi in un'opera che induca a ripercorrere i momenti salienti del nostro passato e che stimoli un più profondo interesse nei confronti di quei protagonisti che da oltre duemila anni hanno contribuito in maniera rilevante al progresso della Civiltà. Il risultato di oltre sei anni di studio e di ricerche storiche è questo libro dal sottotitolo "Giardino della Memoria dell'italico ingegno" redatto per illustrare in maniera non convenzionale, ma significativa, gli ideali e le opere della maggior parte dei personaggi immortalati al Pincio, nella vagheggiata illusione di fornire specialmente ai giovani, attualmente cosí distratti dai non valori di un edonismo esasperato, uno strumento di conoscenza per recuperare la nostra perduta ma non sepolta millenaria identità.