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Le strade dell'antica Roma dal secolo IV a. C. al V secolo d. C. in Europa, Asia e Africa

Libreria Dedalo

Roma, 1998; br., pp. 229, ill. b/n e col., cm 22x25.

ISBN: 88-86599-16-1 - EAN13: 9788886599160

Soggetto: Saggi e Studi sull'antichità,Urbanistica e Viabilità

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Europa,Extra Europa

Extra: Arte Africana & Oceanica

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.01 kg


La strada, espressione di una vitale esigenza dell'uomo, quella del movimento, rispecchia nel suo evolversi la storia dell'umanità, dal primordiale sentiero pedonale percorso dal viaggiatore isolato, al tracciato battuto dagli animali da soma utilizzato in una successiva e più sviluppata fase dell'economia degli scambi, alle piste che segnano gli spostamenti delle greggi nella fase della pastorizia, alle strade carrabili e lastricate sorte per l'uso dei veicoli a ruota quando il microcosmo dell'uomo primitivo si allargò fino a comprendere orizzonti sempre più vasti e la primitiva struttura sociale della famiglia e del clan si ampliò fino a comprendere intere etnie.
Nel mondo antico nessun popolo, prima di Roma, intuì l'importanza di un bene organizzato sistema stradale adatto agli scambi commerciali e che fosse supporto della sua spinta espansionistica non solo in termini di potenza, ma soprattutto di vocazione civilizzatrice universale.
Nella capillare rete stradale estesa su tre continenti, si materializza con maggiore evidenza l'irresistibile impulso che condusse Roma ad espandere la sua cultura ed ad affermare il suo istinto di dominazione oltre i confini della città palatina.
Letterati, storici e geografi hanno da sempre studiato, con stupefatto interesse, questo crescere incessante protrattosi per oltre un millennio e successivamente ripreso e sviluppato, sulle superstiti tracce, dalle potenze egemoni che seguirono al crollo dell'impero romano d'Occidente.
Alle opere di Strabone (63 a.C. - 19 d.C.) e di Plinio il Vecchio (23-79), a tutta la pubblicistica d'epoca rinascimentale, fino agli studi del periodo dell'illuminismo, si sono aggiunte le scoperte dell'archeologia dei nostri giorni favorite dalle nuove, sempre più sofisticate tecnologie di indagine.
A tanta ricchezza di dati storici e tecnici al momento disponibili per gli studiosi, la presente trattazione non pretende di aggiungere nulla di nuovo, ponendosi un semplice obbiettivo di sintesi di notizie ben conosciute. Sarà come ripercorrere itinerari di viaggio già compiuti nel passato per richiamare alla memoria antiche emozioni le quali evitando il compiacimento in uno sterile sentimentalismo nostalgico, stimolino un più cosciente impegno nel quotidiano operare.
Nell'elencare luoghi e città con l'antico ed il nuovo nome, si è anche inteso sottolineare una continuità tra passato e presente ed il senso di un tempo che pare essersi arrestato, pur nel trascorrere delle generazioni.
Superando con le grandi arterie stradali ogni naturale barriera, i Romani annullarono le dimensioni del tempo e dello spazio che separavano genti geograficamente lontane. Attraverso i nuovi contatti umani si consolidò la consapevolezza di una sostanziale identità ideologica cui fece seguito l'assimilazione culturale e politica di popoli diversi. E non a caso, proprio al momento del definitivo crollo della potenza e del dominio territoriale dell'impero romano, tale indistruttibile opera di civilizzazione universale suggerì a Rutilio Namaziano (V Secolo d. C.) il più significativo ed ispirato panegirico della romanità: "fecisti patriam diversis gentibus unam... urbem ficisti quod prius orbis erat." Noi moderni, considerando la rete viaria dell'antica Roma, immortale e straordinario monumento dalle incredibili proporzioni, potremo ammirare grandiose opere di ingegneria ancora integre a distanza di duemila anni, tecnologie esecutive meritevoli di analisi utili ai nostri tecnici e soprattutto risalire alle radici della Storia e della cultura occidentale memori che, come ha affermato un grande scrittore contemporaneo, chi non medita e non comprende la Storia, non merita di farne parte.

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