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Due interpretazioni della storia di Spagna

Accademia Nazionale dei Lincei

Roma, 2009; br., pp. 142.
(Atti della Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche. Serie IX. 24).

collana: Atti della Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche. Serie IX

ISBN: 88-218-1001-1 - EAN13: 9788821810015

Soggetto: Saggi Storici

Luoghi: Europa

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.68 kg


Indice I. Ramón Menéndez Pidal II. Américo Castro Lettere inedite di Américo Castro a Giorgio Levi Della Vida Premessa di FULVIO TESSITORE I saggi su Ramón Menéndez Pidal e Américo Castro (scritti, il primo, nel 2006 e, il secondo, nel 2008) realizzano un assai antico progetto, che, per molti anni, è rimasto nascosto sotto un ammasso non piccolo di letture, tuttavia conservando sempre la vitalità dell'interesse e l'utilità della suggestione nel mio progredire intellettuale.
Non posso e non voglio nascondere che poche altre linee della mia, ormai lunga, ricerca scientifica intrecciano, come questa, motivi assai intrinseci della mia personalità di uomo e di studioso. In queste indagini, infatti, vedo trasfigurate le meraviglie di un bambinello che, guidato dal padre, uomo semplice di buone letture e desta sensibilità culturale, trascorreva molte delle proprie mattinate domenicali in giro tra vie, palazzi, chiese, musei della Napoli spagnola e vi scorgeva le tracce di un Paese diverso, lontano e pur tanto simile da divenire intrinseco ai costumi e alle condotte di vita della propria città, la non perenta "Napoli nobilissima". Nacque allora, per divenire via via sempre più forte, il desiderio di conoscere più dappresso quella diversa realtà culturale, sociale, economica, civile, ch'era diventata parte integrante della storia e della vita di Napoli. Fu perciò grande l'emozione provata quando il bambinello di un tempo, ormai divenuto giovanissimo universitario, visitò per la prima volta la Spagna, armato già di un consistente bagaglio di nozioni, che avevano educato l'originario, ingenuo entusiasmo. Ciò era avvenuto grazie ad un fortunato incontro didattico liceale, quello col prof. Nicola Nicolini, libero docente di storia medievale e moderna, a lungo insegnata nell'Istituto Universitario Orientale, che, tra l'altro, aveva scritto un bel libro sull'età dell'egemonia spagnola. Egli, allievo di Michelangelo Schipa, aveva coniugato la institutio conseguita alla scuola di un maestro della storiografia economico-giuridica con il magistero crociano, quello della storiografia etico-politica, di cui è documento la grande Storia del Regno di Napoli.
Grazie a Nicolini quel ragazzo incontrò la storiografia e la filosofia di Croce e ne restò suggestionato, trovando lì alimento per la sua prima formazione. Né poteva mancare nello studio di Croce l'attenzione (che, infatti, non mancò) per la cultura spagnola e i suoi influssi sull'Italia e, in particolare, su Napoli. Basti ricordare le indagini che compongono l'importante volume su La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, letto avidamente.
Va aggiunto che alle suggestioni intellettuali, sempre più scaltrite, si unirono motivi sentimentali, in origine occasionali, che resero la Spagna un luogo dello spirito. Lì, il giovane, divenuto uomo e precoce docente universitario incontrò, in uno dei tanti viaggi iberici, la compagna della sua vita, preziosa, amatissima, insostituibile, troppo presto scomparsa (com'è di tutte le cose preziose, per l'impietosa economia della vita). Ed ancora una volta il "caso" (ciò che comunemente così designamo, forse, superficialmente, senza riflettere sulla profonda definizione che ne dà Wilhelm von Humboldt, quando lo chiarisce quale la "struttura individuale del presente") ha voluto che l'ultimo anno sereno della coppia abbia visto un ritorno nei luoghi della Spagna andalusa, dove trentacinque anni prima era nata l'intesa straordinaria, che sorresse tutto il trentennio di vita di coppia, facile e difficile sempre armoniosa. In conclusione, biografia e pensiero, vita privata e vita pubblica s'intrecciano indissolubili nelle mie pagine spagnole e ne danno la cifra, che soddisfa, con l'oggettivazione della scrittura, antiche emozioni e suggestioni. Esse, in questo momento, mi suggeriscono di tornare sui versi di un grande poeta spagnolo.
Que es la vida: una ilusión una sombra, una ficción y el mejor bien es pequeño;
que toda la vida es sueño y los sueños sueños son.
Sì, a condizione di aggiungere, con lo stesso poeta Acudemos a lo eterno, que es la fama vividura, donde ni duermen las dichas ni las grandezas reposan.
Napoli, 16 marzo 2008

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