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Winckelmann e l'invenzione della storia dell'arte. I modelli e la mimesi

Minerva Edizioni

Argelato, 1999; br., pp. 336, 198 ill. b/n num. n.t., cm 16,5x24.
(I Figli di Mercurio).

collana: I Figli di Mercurio

ISBN: 88-7381-005-5 - EAN13: 9788873810056

Soggetto: Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.68 kg


Salutata da Herder, da Goethe, da Quatremère de Quincy quale atto di nascita di un nuovo modo di concepire la storia dell'arte, la Storia dell'arte nell'antichità di J.J. Winckelmann si inserisce tra i "grandi progetti d'ordine" elaborati dalla cultura europea nel corso del Secolo dei Lumi.

Anticipando una rivoluzione epistemologica destinata a rimodellare, ormai alle soglie dell'Ottocento il quadro complessivo della cultura dell'Occidente, la Storia adotta la temporalizzazione come strumento atto ad organizzare in una nuova forma discorsiva il sapere relativo all'arte antica, abbandona la tassonomia a favore della storia trasformando il mero catalogo di oggetti canonico per la tradizione antiquaria, in una narrazione dei processi mutamento della forma nel tempo: nasce così la storia dell'arte come storia dello stile.

Tutto accade però in un testo che appare per altro verso, adempimento dell'accorato appello a rinnovare la perfezione dell'arte ellenica lanciato da Winckelmann nei Pensieri sull'imitazione delle opere greche, il suo giovanile pamphlet antibarocco: "L'unica via per noi a farci grandi, anzi, ove possibil fosse, inimitabili, è l'imitazione degli antiche". Nella successiva Storia accanto ad una spiegazione per "ragioni e cause" - informata ad un determinismo empirista alla Du Bos - dei caratteri peculiari alle diverse civiltà figurative dell'antichità, troviamo infatti una grandiosa celebrazione dell'ideale classico incarnato dall'arte greca nel momento del suo apogeo: anch'essa viene descritta come produzione storica, ma insieme proposta come modello di valore assoluto ed universale, l'imitazione del quale potrà salvare l'arte da quella alterazione patalogica della forma che, agli occhi di Winckelmann si identifica con il barocco.

Attraverso una meticolosa rilettura critica dei testi dell'archeologo tedesco ed una loro raffinata contestualizzazione entro il quadro epistemico nel quale iniziano a svilupparsi, in senso alla cultura illuminista, l'estetica filosofica e le moderne scienze storiche, il volume di Fausto Testa - prima monografia dedicata a Winckelmann da uno studioso italiano - ricostruisce la complessa trama concettuale entro la quale, a partire da questo paradosso - recuperare al presente un modello estetico, il Classico, di cui la storia dimostra l'assoluta alterità - Winckelmann innalzò il suo grandioso edificio dottrinale.

Produrre un'estetica in forma di storia appare esito necessario di tali presupposti, dai quali pure deriva la concezione dell'opera d'arte come immateriale e acromatico involucro disegnativo destinata ad informare di sé tanta parte della produzione figurativa neoclassica, ma in base ai quali è anche possibile cogliere, nell'inappagabile ansia di fondamenti che drammaticamente travaglia il pensiero di Winckelmann, il tratto di esso più autenticamente moderno.

Un ricco apparato iconografico correda il volume, offrendo al lettore la possibilità di un viaggio per immagini nell'universo delle opere d'arte, antiche e moderne, a partire dalle quali, in un incessante confronto critico con le forme della creazione artistica, Winckelmann ha elaborato la propria concezione storiografica e la propria dottrina estetica.

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