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Carlo Dossi e il disagio dell'élite postunitaria fra scrittura e governo

Giorgio Pozzi Editore

Ravenna, 2024; br., pp. 116, ill., cm 15x21.
(Studi e Testi di Cultura Letteraria. 17).

collana: Studi e Testi di Cultura Letteraria.

ISBN: 88-31358-30-8 - EAN13: 9788831358309

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.2 kg


«Dossi è una rara moneta aurea ma da gabinetto numismatico; utile allo studio, inutile al commercio». Con la nota azzurra 4580, Carlo Dossi definiva la sua «arte d'eccezione», volutamente destinata a un pubblico ristretto di lettori. L'arte, che per lui «è tutta pazzie», coincide con la vita: è «madreperlacea, illusoria, pericolante», fatta a «cancellature» e a «scritte pitture», a volte umoristica, altre «vaporosa» o a «macchie», come un quadro di un ritrattista scapigliato dell'ultimo romanticismo lombardo e toscano. C'è però nell'orizzonte del pensiero dossiano un'idea di teatralità che emerge dall'intima essenza dello scrittore. In essa si riflettono, come in un gioco di specchi, i frammenti delle letture di Hogarth, Stern, Swift, Richter, Hoffmann, Dickens, Poe e i segni delle spiccate inclinazioni del Dossi poligrafo: ora animatore, con i più bei nomi dell'epoca, della «cronaca bizantina» di Sommaruga, ora funzionario apicale, dal 1887, per il governo crispino.

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