The museum of Palazzo Vecchio
Mandragora
A cura di Zucchi V.
Traduzione di Bolton C.
Firenze, 2021; br., pp. 96, ill. col., cm 16,5x23.
Altre edizioni disponibili: Edizione italiana 88-7461-518
ISBN: 88-7461-519-1
- EAN13: 9788874615193
Soggetto: Collezioni,Cultura del Viaggio,Oreficeria (Argento, Gemme, Gioielli, Oro),Pittura,Scultura
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Firenze,Toscana
Testo in:
Peso: 1 kg
La guida al Museo di Palazzo Vecchio accompagna e facilita la visita a un luogo principe del Rinascimento, il palazzo simbolo del potere civile della città di Firenze che con l'ascesa al potere di Cosimo I nel 1537 subì una profonda trasformazione per opera di Giorgio Vasari e divenne il luogo in cui si celebrò l'illuminato potere mediceo e l'unificazione della Toscana. La guida, corredata da splendide riproduzioni, consente di attraversare il Salone dei Cinquecento e conoscere il ciclo di affreschi davvero unico in cui corrono gli episodi della storia di Firenze, quelli della guerra contro Pisa e quelli della guerra contro Siena. La visita prosegue con le sale dedicate alla famiglia Medici, gli «Dei terrestri», secondo la definizione di Vasari, e quelle corrispondenti al piano superiore dedicate alla mitologia, gli «Dei celesti». Seguono gli appartamenti ducali, tra cui la Cappella di Eleonora, meravigliosamente affrescata dal Bronzino, il pittore di corte prediletto, fino ad arrivare ad altre stanze, tra cui la cancelleria, che vide la presenza di Machiavelli. Chiudono gli ambienti del mezzanino, che ospitano la Donazione Loeser, studioso e collezionista d'arte americano, e la torre di Arnolfo che, con i suoi novantacinque metri di altezza, svetta sulla città e ne è uno dei suoi inconfondibili simboli. Torre che assume anche un alto valore simbolico, sovrastando le case-torri delle famiglie fiorentine. Si trovano nella guida anche spazi di approfondimento di tipo storico sullo Studiolo di Francesco I de' Medici e sul lavoro, andato perduto, di Leonardo e Michelangelo nel Salone dei Cinquecento con La battaglia di Anghiari, del primo, e La battaglia di Cascina, del secondo.