Luce piena
Pequod
Ancona, 2020; br., pp. 74, cm 12,5x17,5.
(Rive).
collana: Rive
ISBN: 88-6068-158-8
- EAN13: 9788860681584
Testo in:
Peso: 0.65 kg
«Mirella Vercelli non ci dice nulla di inedito, eppure ciò che scrive è originale come ogni forma di stupore umano puntualizzato in scrittura necessaria, limpida, legata ai temi ancestrali dell'esistenza. Nel suo volteggio di parole, eleganti e garbate, l'autrice si situa di diritto in una linea medio-adriatica, se mai esistesse ancora, in quella poetica lirica e melodica che ha attraversato tutto il nostro Novecento e che ha visto le Marche aggiungere molto alle patrie poetiche e ai luoghi mitici. Ma oltre una coordinata topografica, Mirella Vercelli, con la sua silloge esordiale, si caratterizza per il modo con cui nutre la sofferenza. "Sotto la bolla ove ristagna pigro / il tempo, greve / d'indifferente chiacchiericcio, / la punta del dolore si fa aguzza, / tocca nel vivo, affonda". Nei versi non c'è alcuna riservatezza, ma un'esposizione franca, un ragionamento dolce che si inserisce nella quotidianità e ne innerva il pensiero. Luce piena è cantica sonora, dove alla vista si salda un rumore sordo, un soffio delicato, un mormorio lontano. La luce non manca mai, quasi fosse lo spartiacque tra un prima e un dopo. Una luce luziana, beneaugurante, una luce per gli assetati di verità. Mirella Vercelli non mente "tra terra e cielo in bilico". La sua luce che cresce in profondità e si alza nel cielo, accompagna la parola che vola alta, il tessuto poetico che annoda ricordo, amore, sensitività. La ricerca di un'aderenza fra la voce privata e i fatti nel momento del loro apparire, fluisce nell'espressione breve, rastremata, pronta a rovesciare subitamente il punto di vista sulla realtà. Frammento su frammento, il bagliore che Mirella Vercelli intercetta, costituisce il fulcro incandescente di un presente di donna con gli occhi rivolti all'indietro, a un vissuto da ripercorrere e riordinare, ma anche al senso di un inevitabile termine , e a chi tale termine ha già raggiunto ma sembra poter ricomparire, tra una persiana e un angolo buoio della propria casa.» (Alessandro Moscè)