Eva Marisaldi. Tempesta
Volpato Elena. Paiano Rosalba. Marisaldi Eva
Hopefulmonster Editore
Torino, GAM - Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea, 15 novembre 2002 - 15 gennaio 2003.
Testo Italiano e Inglese.
Torino, 2002; br., pp. 128, 120 ill. b/n e col., cm 21x28.
(GAM Contemporanea).
collana: GAM Contemporanea
ISBN: 88-7757-159-4 - EAN13: 9788877571595
Soggetto: Saggi (Arte o Architettura),Scultura e Arti Decorative - Monografie
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.7 kg
Tempesta di cervelli è, nelle parole della curatrice Elena Volpato: "la messinscena dell'emergenza del suono come sintomo di un'interiorità costantemente percossa dal chiacchiericcio (...), dalle costanti risonanze del pensiero in lotta contro se stesso (...) contro la presenza e le rivendicazioni di un pensiero diverso da sé".
L'esposizione è appunto incentrata sul suono, ma anche sull'interazione tra installazioni fisiche e sonore con lo spazio e la temporalità.
Nella prima sala sono esposti una serie di disegni dal tratto sottile, suggestivi e leggerissimi: un'introduzione "morbida", sostiene l'artista, ai lavori successivi, che genera un'atmosfera particolarmente intensa, anche se vaporosa e rarefatta. Nell'ambiente attiguo un bambino ricamato in posa egizia su un giaciglio rudimentale ascolta, nel sonno, un rumore di percussioni ripetitivo e insistente. Nella terza sala è proiettato un video, realizzato di notte in un bosco illuminato in maniera intermittente. Il suono è quello di una batteria, invisibile, ed è sincopato come il movimento alterno della luce.
Nell'ultima sala sono presenti tre installazioni: una sorta di arena dove due oggetti simili a lucidatrici ricoperte di stracci si battono ossessivamente, scontrandosi l'una contro l'altra in una lotta interminabile e, si direbbe paradossalmente, "sorda". Una chitarra elettrica esegue un moto orizzontale e perpetuo, avvicinandosi e allontanandosi da un amplificatore e producendo così un effetto larsen. Infine c'è una specie di caminetto, o pozzo, su cui è cucita un'enorme testa di gatto fatta di stoffa grigia. Dalle profondità immaginate della parte cava dell'installazione provengono suoni simili a miagolii, o a versi prodotti da una voce femminile stridula e dolce, che alludono a una distanza fisica irreale e inattesa.
In ognuno di questi lavori i suoni generano vere e proprie situazioni emotive: indicano insieme la spazialità cui l'opera fa riferimento e il contesto temporale in cui essa s'inscrive. Il suono è spesso ripetuto, spezzato forse per coglierne l'amplificazione interiore e personale, il modo in cui il esso è o può essere fenomenologicamente percepito dal singolo individuo.
Lungi dal presentarsi come pura e semplice sperimentazione, qui il suono non è musica, ma parola arcaica, trascrizione del pensiero, scrittura nel senso derridiano del termine. E' l'inevitabile infrangersi della parola parlata, il frantumarsi della phoné che vorrebbe darsi come presenza attuale e assoluta che dice tutto e subito, per lasciare lo spazio all'infinita ricerca di un principio mai conosciuto: un'origine nascosta e misteriosa dell'essere, ancora sempre da venire.
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