Aristotele. Il filomita
Associazione Culturale Mimesis
Sesto San Giovanni, 2020; br., pp. 568, cm 12x24.
(Filosofie).
collana: Filosofie
ISBN: 88-575-6113-5
- EAN13: 9788857561134
Soggetto: Società e Tradizioni
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
Testo in:
Peso: 0.65 kg
Che cosa ha a che fare Aristotele con l'amore per il mito? Quel "nulla" apparentemente obbligato con cui risponderemmo si frantuma contro il fatto che fu proprio lui a introdurre la figura del filomita nello stesso momento e luogo di nascita della filosofia (Metafisica); a descrivere filomiti in conversazione, come a banchetto (Etica Nicomachea); perfino a definire se stesso un filomita, tanto più tale in una situazione di isolamento e solitudine (Fr. 668 Rose). L'analisi dei tre luoghi filomitici procede con l'elaborazione della filosofia delle "meraviglie" aristoteliche, con il nesso meraviglia-formazione dell'universale e il vertice "tribeato" della somma meraviglia divina, per altro umanamente accessibile. Questa rarefazione teorica va a bilanciarsi con la ricognizione del luogo e del peso che, nel corpus aristotelico, occupano i miti e, con essi, il Grundmythos del Grande Anno, dell'Eterno Ritorno. La ricomparsa del filomita - le cui sopravvivenze post-aristoteliche compongono un'implicita antologia filomitica - facilita poi l'apprezzamento della componente "aristotelico-filomitica" in autori aristotelicamente eccentrici - non aristotelisti e tanto meno aristotelizzanti - quali Kierkegaard e Pound.