Benedict Anderson: genesi e natura delle nazioni
Mimesis Edizioni
Sesto San Giovanni, 2024; br., pp. 104, cm 14x21.
(Filosofie).
collana: Filosofie
EAN13: 9791222312057
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Peso: 0.14 kg
Benedict Anderson è un figura intellettuale tanto affascinante quanto controversa. Ha una profonda formazione umanistica europea, svolge il suo percorso accademico in America ed esordisce con una ricerca sul Sud-est asiatico. Si propone orgogliosamente al pubblico come "nazionalista" (in quanto irlandese e appassionato "indonesiano") e si colloca tra i membri della New Left britannica. Certamente il suo sguardo è cosmopolita: per curiosità intellettuale, per la padronanza di molte lingue, occidentali e orientali, e per la capacità di identificarsi con diversi mondi e culture. Da questo gioco complesso di appartenenze e avversioni nasce la definizione della nazione come "comunità immaginata", intesa come struttura culturale di lungo periodo (a partire dalla fine del XVIII secolo), non riducibile a orientamenti ideologici specifici (liberalismo, socialismo, conservatorismo). Anderson vive la nazione dall'interno - in quanto nazionalista - per poi descriverla dall'esterno - come storico, ma ancora di più con la postura dell'antropologo nei confronti di una cultura altra. Nel suo pensiero le nazioni sono le comunità che si formano a partire dalla seconda età moderna in forza di un'identificazione mentale - l'immaginazione - che dà vita a un sodalizio intensamente affettivo. A voler assumere come base di partenza la distinzione di Ferdinand Tönnies tra comunità e società, l'evoluzione del mondo moderno non ha privilegiato la società sulla comunità, ha anzi generato una forma nuova e particolarmente intensa di comunità, costituita dalla nazione.