Il più felice dei poeti
Mattioli Edizioni
A cura di N. Manuppelli.
Fidenza, 2010; br., pp. 180, cm 12x16,5.
(Experience Light).
collana: Experience Light
ISBN: 88-6261-167-6
- EAN13: 9788862611671
Soggetto: Società e Tradizioni
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Europa
Extra: Arte inglese
Testo in:
Peso: 0.15 kg
Ci sono tante pagine incredibili in questa raccolta di scritti yeatsiana, la gran parte ancora inedite in Italia, dove si delinea anche un percorso biografico dell'autore - che passa da scrittore in fasce che scrive a Mallarmé sperando di incontrarlo ad autore affermato che cerca, anche se un po' indispettito dal comportamento del ragazzo, di fare esordire un giovane Joyce nella Dublino letteraria. I toni a volte si fanno elegiaci - ma vale la pena di leggere tutto lo splendido saggio su Synge, vero toccasana per chiunque ami una letteratura libera - a volte confidenziali (soprattutto nei passi autobiografici); spesso traspare qualche antipatia, qualche gelosia, qualche egoismo (nella lettera a Katharyne Tynan, dove le chiede di cambiare il titolo del libro, troppo simile al suo); molto più spesso saggezza, ironia (si veda la descrizione di George Moore), umiltà, passione. È un uomo a trecentosessanta gradi, e un uomo a trecentosessanta gradi è attaccabile, feribile, include sia forze che debolezze, ma è umano, profondamente umano e questa umanità, questa fantasticheria dell'esistenza è la sua poesia. Soprattutto sono pagine fatte di spiragli di luce, di bellezza delle parole, di tutto ciò di cui Yeats fu maestro incontrastato. Ma forse, a questo punto, è inutile cercare di spiegarlo a parole. Come scrisse Stevenson a Yeats, dopo essere rimasto folgorato dai versi della poesia "L'isola sul lago di Innisfree", è sufficiente sentire le parole di Yeats e "essergli grati".