Spazialismi italiani. Letture della città e dell'architettura nell'epoca della ricostruzione
Gangemi Editore
Roma, 2005; br., pp. 128, ill., cm 17,5x24.
(Spazio Paesaggio Architettura).
collana: Spazio Paesaggio Architettura
ISBN: 88-492-0918-5
- EAN13: 9788849209181
Soggetto: Parchi, Giardini e Ambiente,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.435 kg
È seguendo l'ideale romantico della dissoluzione dell'uomo nella natura che si forma e consolida in una parte dell'ambiente disciplinare italiano l'interpretazione dell'architettura come "gusto del colore". Ad uno "spazio come profondità", che riduce l'infinita varietà della natura alla ragione di uso schema geometrico, questa cultura contrappone una "spazio come superficie", momentaneo frammento di espressione dell'inesauribile ricchezza del mondo sensibile. Tale affermazione di appartenenza alla natura si radica nella decisione di sostenere un'interpretazione dell'architettura come "vestito" dell'uomo. Un passaggio che vuole essere una risposta all'individuazione di un'esigenza di ordine superiore: quella che nel mondo contemporaneo le forme della casa e della città, non siano più deducibili una categoria ideale del bello, ma vadano liberamente raggiunte in rapporto con l'attuale e concreto vivere e agire dell'uomo. Si sviluppa una lettura della città il cui denominatore comune è la rottura dell'oggetto come unità plastica, come edificio a sé stante, come composizione urbana unitaria. In una cultura urbana che pretende dall'edificio una corrispondenza totale all'uso, in una società che non ha più limiti precisi e prefissati, in una civiltà democratica che chiede di ridurre le esigenze del soggetto al bene della comunità, non è più possibile pensare d'intervenire ponendo "oggetti nello spazio.