Alois Riegl (1858-1905). Un Secolo Dopo
Accademia Nazionale dei Lincei
Roma, Convegno internazionale organizzato d'intesa con l'Istituto Archeologico Germanico, l'Istituto Storico Austriaco, la Scuola Normale Superiore di Pisa, l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 30 novembre - 1-2 dicembre 2005.
Roma, 2008; br., pp. 332, 14 ill. b/n, cm 17,5x26.
(Accademia Nazionale dei Lincei. Atti dei Convegni Lincei. 236).
collana: Accademia Nazionale dei Lincei. Atti dei Convegni Lincei
ISBN: 88-218-0984-6 - EAN13: 9788821809842
Soggetto: Saggi (Arte o Architettura)
Testo in:
Peso: 1.3 kg
P.M. Stepien - Restoration works at the Wawel Castle in Krakowat the turn of the 20 th century C. Bellanca - Alois Riegl, la tutela e il restauro delle preesisten-ze tra Vienna e Roma S. Scarrocchia - La ricezione di Riegl in Italia dalla Carta diVenezia ad oggi
PREFAZIONE Alois Riegl (1858-1905) - di cui si celebrava, nel 2005, il centenario della morte - viene considerato come il 'padre' della Scuola viennese di storia dell'arte. Lo si può ritenerere a tutt'oggi come uno dei protagonisti dell'evoluzione pratica e teorica della sua disciplina. La novità dell'insegnamento metodologico di Riegl scaturisce da un diretto confronto con i più svariati reperti artistici della storia ed è frutto di una critica autoriflessione analitica sulla propria percezione visiva. Si rese dunque consapevole delle strutture ambivalenti e complementarie insite in ogni singola opera d'arte. Le cognizioni ottenute da tale analisi hanno contribuito ad una consapevole oggettivazione scientifica della critica storico-artistica e le hanno conferito quella necessaria imparzialità storica, che ci permette appunto di penetrare, per quanto possibile, nella logica formativa che determina la poetica dell'arte.
Con il suo libro intitolato Questioni di stile (1893) lo studioso austriaco formulò lo stimolante concetto del Kunstwollen: una collettiva, subconscia volontà estetica, condizionata dalla stessa evoluzione socio-culturale delle civiltà che determinerebbe, in ogni singolo momento della storia, le esigenze morfologiche e stilistiche della produzione artistica.
La sua opera Industria artistica tardoromana (1901-02) introdusse nella dottrina archeologica il termine di "tarda antichità" quale punto di orientamento stilistico tra la cultura classica e quella medievale, mentre La nascita dell'arte barocca a Roma (1908) inaugurò una gloriosa stagione di ricerche pionieristiche incentrate sull'arte e sull'architettura del Seicento italiano, coltivate per un lungo periodo prevalentemente da studiosi di origine austriaca e tedesca. Contribuendo in modo decisivo alla formazione di una universale Grammatica storica delle arti figurative, i suoi testi costituiscono delle vere e proprie pietre miliari della letteratura storico-artistica di tutti i tempi.
Con Il moderno culto dei monumenti (1903) e ancor più con l'impegno nella k.k. Zentralkommission für Denkmalpflege Riegl gettò solidi fondamenti disciplinari per la conservazione del patrimonio, puntualizzando principi intellettuali etici e pratici, che in diversi paesi europei vennero ritenuti esemplari per la cultura del restauro e della tutela dei monumenti.
Il convegno internazionale che si è tenuto dal 30 novembre al 2 dicembre 2005 presso l'Accademia Nazionale dei Lincei, l'Istituto Archeologico Germanico e l'Istituto Storico Austriaco a Roma, si era proposto di valutare la rilevanza storico culturale del pensiero teorico di Riegl e gli impulsi scaturiti dalla sua vasta esperienza scientifica. Una ventina di studiosi - archeologi - storici dell'arte, di filosofia, di psicologia e della cultura, provenienti dall'Italia, dall'Austria, dalla Germania, dalla Polonia e dalla Svizzera - vennero invitati a tributare particolare attenzione all'aspetto metodologico dei suoi scritti. Sulle orme di un percorso di ricerca, che si rivelò tanto vario per orientamenti tematici quanto fruttuoso nei rendimenti epistemologici, si cercò inoltre di contestualizzare il suo pensiero nel clima intellettuale dell'epoca e di valutare il suo operare nell'ambito dei musei e del restauro.
È grazie all'impegno intellettuale, materiale e logistico dell'Accademia Nazionale dei Lincei (e soprattutto all'efficace lavoro svolto da Raniero Orioli con il suo team) che i promotori del convegno sono ora in grado di presentare in stampa i risultati delle complessive tre giornate di studio.
Prendendo spunto dalla vivace compagine culturale della Vienna tra Otto e Novecento (presa in esame nei contributi di Catherine Horel, Walter Höflechner e Angelo Ara) le relazioni della prima sessione si focalizzano sull'interdipendenza intellettuale tra Riegl ed alcuni dei suoi più celebri contemporanei precursori e seguaci: filosofi e psicologi come Brentano, Meinong e Freud (vedi i contributi di Ettore Casari e Orietta Dora Cordovana); Mario Mazza analizza la genesi delle varie interpretazioni del tema 'Spätantike' in Burckhardt, Riegl, in filologi classici e storici delle religioni (Usener, Dietrich, Reitzenstein ecc.), in Marrou e i suoi allievi, ed infine in storici della società e dell'economia tardo romana come Hartmann, Stein, Persson e Mickwitz. Elaborando alcuni aspetti stimolanti attinenti all'estetica della percezione, Marco Galli si sofferma sulla forza vitale delle immagini intuita ed approfondita da Riegl.
La nozione della 'tarda antichità', fondamentale conquista critica dello storico dell'arte austriaco, è al centro della seconda sessione del convegno. Un'ampia introduzione e nello stesso momento una sintesi della grande tematica offre Hugo Brandenburg, che mette l'accento sull'aspetto del tramonto del modello classico. Analizzando il testo della Spätrömische Kunst-industrie, Beat Brenk individua nelle conquiste teoriche di Riegl una posizione aperta e versatile, perché conseguita tramite una costante sperimentazione visiva, immediata e volutamente onnicomprensiva. Fu l'approccio rigorosamente positivistico assieme alla visuale teleologica dell'evoluzione artistica che lo liberò dai vincoli dell'estetica classica, schiudendogli un'estetica "del brutto e del deforme" che lo indusse pertanto a valutare positivamente l'arte tardodantica. I contributi di Antonio Giuliano, Lellia Cracco Ruggini, Giuseppe Zecchini, Massimiliano Ghilardi e Fausto Zevi riflettono la varietà degli approcci metodologici della critica italiana al concetto del tardo antico in Riegl. Le tematiche della terza sessione - dedicata tutta al pensiero più strettamente storico-artistico e alla tutela del patrimonio - riportano Riegl, per cosi dire, nell'ambito della sua propria disciplina scientifica. Artur Rosenauer offre una disamina concisa ma esauriente della fortuna critica di Riegl; tirando le somme di "cent'anni di fascinazione", l'autore si pone la questione dell'attualità della sua lezione metodologica. È proprio la conquista di una posizione scientifica non compromessa da idealizzazioni o tendenziosità estetiche - analizzata da Brenk, Rosenauer ed altri - che legittimava Riegl a proporre e mettere in atto una moderna tutela del patrimonio storico-artistico, argomento preso in esame da Wilfried Lipp, Piotr Stepien, Calogero Bellanca e Sandro Scarrocchia. Qui ci troviamo di fronte al Riegl pragmatico e strategico, impegnato nella formulazione dei principi seguiti dalla k.k. Zentralkommission e confluiti più tardi nel Denkmalschutzgesetz austriaco del 1923. Riegl si era reso consapevole del fatto, che per costruire le basi di una tutela efficace occorreva fornire criteri comprensibili, fruibili e conseguibili anche dai non addetti ai lavori. Cruciale risulta in tale contesto il concetto dell' Alterswert: il postulato di un valore (al contempo oggettivo e soggettivo) del manufatto storico artistico ed architettonico, fondato nel fatto di essere di per se memoria dell'antico, di conservare nella sua frammentarietà l'autenticità dell'originale e con ciò l'individualità del suo destino storico.
Gli atti del convegno romano che qui presentiamo si inseriscono in una serie di manifestazioni accademiche e di recenti pubblicazioni che testimoniano un vero e proprio rifiorire dell'interesse che la storia dell'arte e l'archeologia, ma soprattutto la storia del pensiero, rivolgono verso il grande studioso austriaco.
Solo poche settimane prima della nostra manifestazione si era tenuto a Vienna un importante simposio ("Alois Riegl 1905/2005", 20-22 ottobre 2005, organizzato dall'Accademia Austriaca delle Scienze, dal MAK, dall'Università di Vienna e dall'Österreichisches Bundesdenkmalamt), i cui risultati sono ancora in attesa di essere stampati. Sono invece disponibili, già dal 2006, gli atti di un ulteriore convegno internazionale dedicato a "La teoria del restauro nel Novecento: da Riegl a Brandi" (Viterbo, 12-15 novembre 2003, a cura di Maria Andaloro), nel quale vengono sviluppati argomenti che completano ed estendono le tematiche affrontate dalla terza sessione del nostro convegno.
Accanto ai testi ormai classici di Margaret Iversen, Michael Podro e Artur Rosenauer e agli studi monografici offerti nel corso degli ultimi anni, da specialisti internazionali come Ernst Bacher, Michael Falser, Mike Gubser, Wolfgang Kemp, Margaret Olin e Georg Vasold (1), vanno segnalate le ormai numerose edizioni ed antologie con le quali Sandro Scarrocchia ha voluto avvicinare Riegl ai lettori italiani (2).
I curatori del presente volume si augurano di poter arricchire questa già densa ed articolata bibliografia con ulteriori accenti validi e stimolanti: con una raccolta di saggi che valutano la personalità di Riegl - le sue prestazioni scientifiche e le sue conquiste metodologiche, i retroscena della sua formazione culturale e la fortuna critica del suo pensiero - inquadrandola da una visione interdisciplinare attentamente differenziata. v Richard Bösel - Mario Mazza - Dieter Mertens Franz
Acta Palaeomedica. International Journal of Palaeomedicine. Vol. 3