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Emilio Garroni. Un nuovo sguardo-attraverso

Aesthetica Edizioni

A cura di Morawski T. e D'Ammando A.
Palermo, 2099; br., pp. 290, cm 12x24.

ISBN: 88-7726-203-6 - EAN13: 9788877262035

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.65 kg


«La riflessione di Emilio Garroni (1925-2005) ha lasciato un segno profondo nell'estetica italiana del secondo Novecento e, in particolare, in quella vasta e variegata cerchia di studenti, colleghi e allievi che dal 1964 - anno in cui Garroni ottiene la libera docenza di Estetica presso l'Università La Sapienza di Roma - hanno avuto la fortuna di poterne apprezzare le doti di docente e di riconoscere nel suo rigore etico e nel suo modo di fare filosofia le caratteristiche del Maestro. Figura di intellettuale complessa e sfaccettata, nel corso della sua lunga attività di studio e ricerca Garroni si è occupato di arti (e della loro crisi), di cinema, di letteratura, di architettura, di musica, di psicoanalisi. Ma soprattutto, si è occupato di semiotica, di cui in Italia è stato uno dei protagonisti e uno dei critici più lucidi; e poi, in modo ancora più approfondito e originale, di estetica, secondo una prospettiva fortemente segnata dal pensiero di Kant, di cui egli è stato anche traduttore. È infatti proprio a partire dal profondo ripensamento della filosofia critica kantiana - e in particolare della Critica della facoltà di giudizio -, iniziato nel 1976 con il saggio Estetica ed epistemologia, che Garroni è andato via via elaborando e chiarendo la sua tesi più nota e impegnativa: l'estetica non è - e non è mai stata - una speciale disciplina filosofica, in grado di ritagliare un ambito specifico per poter dire qualcosa su oggetti precisi (l'arte o il bello), ma è piuttosto una filosofia "non speciale", volta a indagare le condizioni di possibilità dell'esperienza. Il terreno della riflessione estetica diventa così quello del problema del senso dell'esperienza in genere, colto necessariamente nel suo legame paradossale con le contingenze determinate, artistiche e non; e l'estetica si configura dunque come la forma eminente di un modo critico di pensare emerso nel XVIII secolo e giunto a compimento proprio con la riflessione estetica kantiana...» (Dall'Introduzione di Andrea D'Ammando, Tommaso Morawski)

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