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Realtà e illusione nell'architettura dipinta. Quadraturismo e grande decorazione nella pittura di età barocca

Alinea Editrice

Atti del Convegno Internazionale di Studi, Lucca, 26 maggio - 28 maggio 2005.
A cura di Farneti F. e Lenzi D.
Testo Italiano e Spagnolo.
Firenze, 2006; br., pp. 222, ill. b/n e col., cm 17x24.
(Saggi e Documenti di Storia dell'Architettura. 54).

collana: Saggi e Documenti di Storia dell'Architettura

ISBN: 88-6055-067-X - EAN13: 9788860550675

Soggetto: Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Storia dell'architettura

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,Europa

Extra: Affreschi,Barocco & Rococò

Testo in: testi in  italiano, spagnolo  testi in  italiano, spagnolo  

Peso: 1.58 kg


Durante i tre giorni di studio dedicati al quadraturismo nella pittura d'età barocca, a Lucca, nel maggio del 2005, vi era la netta sensazione che si trattasse di un'occasione molto importante per il progresso della materia. Quel convegno si svolse nell'evidenza di una forte necessità della ricerca e del confronto, caratteri ora trasmessi agli atti che opportunamente escono ad una distanza giusta per non perdere la tenuta nello sviluppo delle conoscenze. La ragione di quest'effetto di necessità sta nel fatto e quest'iniziativa ha una collocazione molto organica entro una tradizione di ricerche, la quale già aveva dato alla quadratura un'individuazione problematica così pertinente da avere prodotto una vera e propria specificità storiografica. A questo punto essa è così approfondita da richiedere la campitura di una completa geografia del settore. Effettivamente, entro gli studi sulla pittura illusiva e sulla sua diffusione all'interno della grande decorazione barocca era arrivato il momento di Lucca, il momento cioè dove varie sedi di ricerca, distinte ma omogenee nei metodi e nelle valutazioni interpretative, confluissero sulla nostra specifica area di cultura, ponendola a soggetto monografico, su cui articolare le implicazioni derivabili da ricerche generali o di diversa destinazione. Quelle giornate di studio furono la prova che ormai della quadratura sono ben note alla storia dell'arte le cause estetiche, i moventi generali, e la dinamica dei presupposti, delle discendenze, delle influenze. Questo è un notevole vantaggio, che risparmia alla storia di Lucca la perdita di tempo degli equivoci d'inquadramento e le deformazioni interpretative dell'ottica localistica. Al contrario, è proprio la corretta ed approfondita conoscenza del contesto artistico a consentire di leggere la sottile e difficile dinamica oscillatoria tra condizioni di centralità irradiante e provincialità recettiva, non quali caratteri di rigida identificazione, ma appunto quali condizioni variabili, interpretabili sui fatti specifici. Da questi atti, insomma, oltre l'utilità storiografica di settore, emerge un discorso su Lucca di grande leggibilità generale, che ne evoca la peculiarità di caratteri propri. Certamente, l'apparenza di una città si definisce nel volgere della sua storia. Ma la sedimentazione delle mutazioni successive del gusto non comporta la dissoluzione di una sorta di volontarietà dell'ultimo stato, qualcosa che si potrebbe definire una volontà fattuale dell'effettiva configurazione, una oggettiva leggibilità sintetica dell'immanenza, autonomamente dalla relatività storica della sua progressiva accumulazione. E non c'è dubbio che ogni nuova estetica, al momento della sua affermazione innovativa, possa non preoccuparsi tanto del relativismo del pre-esistente, quando oggettivamente recepire quale termine di confronto l'incoerente immanenza dello stato di fatto, come fosse un gesto unico e volontario: il passato. E l'inevitabile suggestione che emana da questi atti è proprio quella che restituisce un contrasto sommario tra un'urbanistica e un'architettura della città che si pongono, quale unità oggettiva e fattuale, come passato rispetto alla modernità della quadratura. Emerge allora una peculiarità tipica nell'intervenire nell'interno di una città priva di teatro architettonico ed urbanistico, dove l'estro teatrale si libera ed esiste nell'opera decorativa, sfondando i termini reali della struttura e immettendovi il possibile. Nei termini infiniti dell'illusione irrompono allora l'allegoria, il mito e la storia entro un reale e refrattario assetto delle strutture, le cui stratigrafi e di austerità mercantili e minacciosità difensive solo a questo punto possono diventare, con una libertà superiore ad ogni epoca precedente, scrigno dell'immaginazione.

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