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Lo spazio europeo tra pianificazione e governance. Gli impatti territoriali e culturali delle politche UE

Alinea Editrice

A cura di F. Karrer e Arnofi S.
Firenze, 2003; br., pp. 320, ill. b/n num. f.t., 16 ill. col. num. f.t., cm 17x24.
(Politiche Urbane e Territoriali. 11).

collana: Politiche Urbane e Territoriali

ISBN: 88-8125-411-5 - EAN13: 9788881254118

Soggetto: Parchi, Giardini e Ambiente,Urbanistica e Viabilità

Periodo: 1960- Contemporaneo

Luoghi: Europa

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.7 kg


Mentre tra spinte neo-accentratici ed estremismo regionalista si inasprisce la "contesa" circa le prerogative di governo del territorio nazionale, rischia di passare in secondo piano la portata dell'impatto territoriale delle politiche dell'Unione Europea.
La UE opera di fatto ben oltre le competenze ufficialmente sussidiate, orientando le politiche territoriali continentali non solo attraverso forme esplicite di azione, quali le politiche sempre più "territorializzate" di allocazione diretta dei fondi e l'elaborazione stessa dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE) che ad esse si vorrebbe sotteso, ma soprattutto attraverso forme implicite, quali le ricadute territoriali (e culturali) di scelte politiche operate nell'ambito dei settori di competenza (direttive, regolamenti e documenti ufficiali di politica agricola, ambientale, economica, ecc.).
Ma a quali principi si ispirano le politiche dell'Unione per il territorio, e come si rapportano ai loro indirizzi le procedure decisionali consolidate nel nostro paese? Il lavoro ricostruisce il loro quadro, ed esplora in modo critico le innovazioni che il pensiero di formato UE sta portando al linguaggio e ai modi di azione della pianificazione: un sistema di figure e idee-forza articolato intorno alla metafora onnipresente delle "reti", al tentativo di prospettare competitività economica, coesione sociale e sviluppo sostenibile come istanze compatibili e intrinsecamente coerenti, a una revisione sostanziale dell'idea di servizio pubblico, all'assimilazione tra pratiche partenariali e idea di "partecipazione", all'abilitazione del lobbying come nuova forma di rappresentanza degli interessi della "società civile", alla sostituzione di svariate formule di governance ai criteri fissati dai principi di rappresentanza democratica.
Sullo sfondo, uno spostamento rilevante di funzioni dall'ambito pubblico all'economia privata, un allentamento sostanziale dei meccanismi in cui si esprime il principio di pubblica responsabilità e la tendenza a sostituire le regolazioni di diritto con metodi di regolazione contestuale, co-regolazione e autoregolazione.
Non mancano tuttavia spunti e ragioni per linee d'azione tutte interne alla disciplina, legate a pratiche di valutazione in grado di valorizzare le aperture offerte dagli stili di planning veicolati dall'azione UE e fissare quadri di riferimento condivisi per le pratiche di governance e di partnership.

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