I maledetti toscani... a Vittoria. Ace, antica centrale elettrica
Armando Siciliano Editore
Vittoria, ACE - ANTICA CENTRALE ELETTRICA, 26 febbraio - 25 marzo 2011.
Vittoria, Ace - Antica Centrale Elettrica., 26 febbraio - 25 marzo 2011.
A cura di Carli G. M.
Messina, 2011; br., pp. 112, ill. b/n e col., tavv.
ISBN: 88-7442-607-0
- EAN13: 9788874426072
Soggetto: Collezioni,Pittura,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Toscana
Testo in:
Peso: 0.54 kg
L'opera più datata è di Pietro Annigoni e risale agli anni Trenta. L'autore è un anticonformista, è contrario ad ogni forma di totalitarismo, impegnato nell'affermazione della sua visione della pittura in rapporto alla società. La sua storia si intreccia con altri due protagonisti, anche loro toscani di adozione, Xavier e Antonio Bueno. Annigoni firmerà nel 1947 con i fratelli Bueno e con Sciltian il Manifesto dei "Pittori Moderni della Realtà" che, per incomprensioni a più livelli, ebbe breve vita. Mi interessa, però, citare nella sostanza il programma del gruppo che desiderava fare e mostrare: "...una pittura che in uno dei momenti più cupi della storia umana sia impregnata di quella fede nell'uomo e nei suoi destini, che fece la grandezza dell'arte nei tempi passati...noi continuiamo semplicemente a svolgere la missione della vera pittura...". Una vera e propria ortodossia restauratrice, mentre le nuove correnti di pittura indicavano nell'informale la via del rinnovamento. I lavori in mostra di Mino Maccari, Ottone Rosai, Ardengo Soffici sono degli anni 1945-1947, opere paradigmatiche perché concepite nel biennio che segue immediatamente la fine della seconda guerra mondiale. Sono presenti, però, anche opere degli anni Sessanta firmate Annigoni, Antonio e Xavier Bueno, Campigli e Maccari. Opere paradigmatiche di un decennio importante che ha portato a un rivoluzionamento generazionale, modificando stili di vita e di mentalità: la beat generation, la musica e la cultura pop, la grande rivoluzione culturale del '68. Ci si interroga sulla funzione dell'artista, è in crisi il concetto di arte stesso. La piccola antologica delle opere del Novecento si conclude con un lavoro di Mino Maccari degli anni Ottanta. L'inserimento di questa figura poliedrica, fantasiosa, ironica, è un ponte tra Rosai e Possenti e, quindi, nella nostra semplificazione, un cerniera tra i pittori del Novecento e i pittori dell'Oggi. Con Ottone Rosai, Maccari condivide l'impegno per la rivista "Il Selvaggio", nel momento in cui la sede di questa si trasferisce a Firenze ma soprattutto quando la rivista, dagli esordi dichiaratamente fascisti, intransigenti e antiborghesi, vira su contenuti maggiormente culturali suggellati dall'articolo di fondo di Mino Maccari "Addio al passato": da quel momento si dedicherà alla risata politica, alla satira e, importantissimo, all'arte. Antonio Possenti succede, invece, a Mino Maccari sulle pagine de "Il Mondo" come disegnatore satirico. Questo Novecento toscano che appare sfiorato dalle Avanguardie e dalle correnti astratte e informali, non viene mai meno al passato rinascimentale, a quella cura formale per la grazia, la proporzione, la bella maniera. È questa la lezione che entra nel nuovo Millennio con i rappresentanti dell'arte d'Oggi e si contrappone a certi schematismi in cui, per essere attuali, sembra doveroso rinnegare il passato.