Sebastiano Taricco. Sulle tracce di un artista riscoperto
Associazione L'Anello Forte
Notazioni storiche, biografiche e la scheda sulla fortuna critica a cura di Biagio Conterno e Simona Ricci.
Torino, 2010; br., pp. 220, ill. b/n, cm 20x20.
(Itinerari d'Arte).
collana: Itinerari d'Arte
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Piemonte e Valle d'Aosta
Testo in:
Peso: 0.7 kg
Il primo passo verso l'approfondimento e la valorizzazione del Taricco era stato avviato dall'Associazione nel 2008 con la realizzazione del nuovo itinerario d'arte "Sebastiano Taricco nella Cherasco dei Savoia". A questo hanno fatto seguito, nel 2009, altri itinerari proposti al pubblico nel cuneese e raccolti ora nella guida che, oltre ad uno strumento di pratica consultazione utile a condurre il visitatore nei luoghi in cui il Taricco ha lavorato, è un'opera monografica con precise notazioni di carattere storico, artistico e critico e tante immagini delle opere, alcune inedite. Apre il volume (di 220 pagine) l'autorevole prefazione di Gelsomina Spione, docente di storia dell'arte all'Università di Torino e studiosa del Taricco. Autori dei testi degli itinerari sono Emanuele Forzinetti, Luca Martini, Simona Ricci, Silvia Silvestri - che è anche la curatrice storico-artistica della guida - e Bruno Taricco. Le notazioni storiche, biografiche e la scheda sulla fortuna critica del Taricco sono a cura di Biagio Conterno e Simona Ricci. L'elegante progetto grafico è dello studio Magliano&Bertello.
Sono davvero tanti i luoghi "toccati" dalla guida: tra chiese e palazzi, affreschi e architetture, cupole o facciate si attraversa la provincia di Cuneo, la città di Torino, Chieri e dintorni, fino al Monferrato. Alcuni sono luoghi noti (come il Santuario di Vicoforte o la cappella dei Mercanti di Torino), altri vere e proprie "chicche" tutte da scoprire: da Piovà Massaia a Villafranca Piemonte fin su nelle valli, oltre a Cuneo e Borgo San Dalmazzo, per raggiungere Chiusa Pesio o Elva. Alcuni percorsi si snodano nelle città e nei paesi della pianura cuneese da visitare con occhi nuovi: Bra, Alba, Canelli, Cherasco, Narzole, Farigliano, Savigliano, Lagnasco, Fossano e Mondovì.
Il Pittore.
Sebastiano Taricco (Cherasco, 1641 - Torino, 1710) Tre secoli sono trascorsi da quel 23 settembre 1710 in cui sul registro della parrocchia di S. Dalmazzo di Torino fu annotato il decesso di Sebastiano Taricco "perillustris", "in arte pingendi excellens", avvenuto il giorno prima. Era morto a 68 anni, dopo una lunga malattia, e fu sepolto nella Sacrestia. Il 3 aprile 1710 a Torino, nella propria abitazione, aveva fatto il suo ultimo testamento lasciando i beni alla moglie Anna Caterina Tappa e alla figlia Marianna, coniugata con Manfredo Bonino di Bra.
Era nato a Cherasco il 26 settemnre 1641, "filius Dominici et Luciae", come registrato nel "Libro del battezzati. 1604- 1646" della parrocchia di S. Pietro. Il padre era pittore, come lo saranno almeno la figlia Giovanna Maria, monaca a Chieri, e il nipote Giovanni, abate-prevosto di S. Pietro di Cherasco, figlio del fratello Bartolomeo, ad attestare una cultura familiare di base che non poteva non condizionarlo.
Tre secoli non sono stati sufficienti a definire completamente la personalità e le opere di un artista poliedrico (pittore su tela e su intonaco, architetto, disegnatore, ideatore di apparati di feste barocche), capace di riservarci ancora straordinarie sorprese. Dopo le prime notizie dei suoi antichi biografi (lo studiò a Bologna, presso i Carracci, un viaggio in Veneto, un ipotetico viaggio a Roma), che potrebbero anche essere il frutto di una sorta di complesso, di una dislocazione spaziotemporale della cultura piemontese, a guardare più a fondo, è stato possibile rintracciare anche localmente il presupposto culturale della formazione, considerando la presenza del Molineri, la produttività del Moncalvo, del Claret, del Carello.
L'approccio critico più recente ha puntualizzato in gran parte i dati della sua formazione suggerendo un collegamento con Jean Miel, un'attrazione per il Tempesti, il Dauphin e il Caravoglia, una presenza a Venaria, la collaborazione a Mondovì col Pozzo. In parallelo è andato definendosi un catalogo delle opere, che ha continuato ad arricchirsi sulla base di documenti e di più motivate analisi stilistiche.
Il Taricco fu in Cherasco il grande interprete della trasformazione della città, sia per le opere, sia per il gusto che seppe creare o innovare. A lui si devono infatti alcuni di quei prototipi che a livello locale sono stati poi imitati, vuoi per adesione degli artisti, vuoi per volontà dei committenti. Ma la sua opera ha caratterizzato almeno per un trentennio tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, una gran parte del Piemonte centromeridionale.
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