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La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna

San Casciano V. P., 2017; br., pp. 402, tavv. col., cm 21,5x30.

prezzo di copertina: € 150.00

La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna

Costo totale: € 150.00 € 500.00 aggiungi al carrello carrello

Libri compresi nell'offerta:

La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna

San Casciano V. P., 2017; br., pp. 402, tavv. col., cm 21,5x30.

OMAGGIO (prezzo di copertina: € 150.00)

La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna

Repertorio della Scultura Fiorentina del Cinquecento

A cura di Pratesi G.
Biografie a cura di Nicoletta Pons.
Torino, 2003; 3 voll., ril. in cofanetto, pp. 795, ill., cm 21x30,5.
(Archivi di Arte Antica).

OMAGGIO (prezzo di copertina: € 350.00)

Repertorio della Scultura Fiorentina del Cinquecento

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Deritmica

Campanotto Editore

A cura di Aldo Grazzi.
Pasian di Prato, 2024; br., pp. 80, cm 12,5x19.

ISBN: 88-456-1843-9 - EAN13: 9788845618437

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


Con la consapevolezza che nulla è da raccontare se non la propria dissoluzione, la poesia, ora, si fa mantra per giungere a quell'essenza-assenza di un vuoto che solo il desiderio può colmare. Rimane ancora uno sbiadito ricordo, la sottile nostalgia di un corpo ingiustificato dall'abbandono dell'io, la sua consistenza non ha ombra perché è dell'ombra; possiamo godere del caldo e soffice morderci la lingua. La parola è trasparente, membrana sottile d'imene riflette un'antica purezza, diventa apparizione nel buio senza orizzonte della nostra età futura. I nuovi ritmi non hanno un metro a proporzione né uno spazio prospettico che li accolga.
Dopo aver puntato allo smembramento del verso, intonato l'orecchio alla Pound, allargato l'area della coscienza, esplorato il microcosmo del proprio corpo, la poesia si fa rito sacrificale, euritmia creatrice che dal sacrificio di se stesso in sostanza sonora del dio delle antiche mitologie primitive, dà vita al mondo e alla sua continua trasfigurazione. Un rito cosmico dove il suono diventa la forma sacrificale più alta, dove ogni evento si realizza danzando i ritmi asimmetrici di un universo concepito come unità vibratile; ad essere sacrificata è la memoria di una ragione che non permette lo sconfinamento lasciando così spazio all'espressione del desiderio. Infatti il desiderio si realizza quando è espresso nella forma sonora più adeguata, appena il ritmo del desiderante coincide con l'oggetto del desiderio. Il depositario ritmico della parola è il desiderio che la trasforma sonorizzandola, rendendo creatore il linguaggio. Negli antichi riti magici l'arte più importante è della "voce giusta", la dizione che meglio esprime la sostanza sonora. Senza la "voce giusta" ogni formula verbale è cosa morta e da essa dipende l'esito di un'azione magica.
Una pratica affermata dalle preziose indicazioni che Salvador Dalì, già nel 1929, suggeriva ricavandole da una particolare attenzione prestata ai meccanismi interni dei fenomeni paranoici, concludendo a una disposizione mentale definita "attività paranoico-critica" che permette l'oggettivarsi a posteriori di immagini e situazioni emerse durante un fenomeno delirante di carattere paranoico, per mezzo dell'intervento di un'attività critica; una sorta di pazzia controllata che costringe la ragione all'asimmetria del desiderio.
Se la memoria è impazzita e non può più che riflettere fioca luce verdastra, il buio del paesaggio in cui ci stiamo avventurando già accoglie, come un grande schermo, le immagini che sono corpo plasmatico di una parola che trova in se stessa la propria origine ritmica e sonora. Se prima la parola era costretta alla misura del verso ora è il verso ad essere costretto alla misura della parola, è il suo ritmo ad offrire alla poesia del nostro sguardo una luce diversa, un'altra possibilità d'esplorazione.
Secondo il Rigveda i primi suoni organizzati ritmicamente sono i Rishis cantati dai poeti-musici in modo da conferire un senso intelligibile al suono puro che si fece così luce e materia.
Cosciente dell'asimmetria dello spazio che porta ad ulteriori frazionamenti degli opposti, forte dell''esperienza d'atomizzazione d'ogni certezza, il poeta di questo "fin de siècle" si affida, come i suoi antenati Risci, al suono puro, la cui potenza porterebbe alla pazzia una mente assuefatta alla simmetria metrica, per cogliere coi gesti dei propri desideri i ritmi dei nomi che così chiamati si transfigurano nell'apparenza del paesaggio nascente. Aldo Grazzi.

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