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Traviata

Campanotto Editore

A cura di Aldo Grazzi, Alberto Cappi, Monica Cuoghi e Anna Chiavelli.
Pasian di Prato, 2024; br., pp. 88, cm 9x13.

ISBN: 88-456-1847-1 - EAN13: 9788845618475

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


La solitudine del navigatore, dell'artista, di chi traccia, insegue, inventa la rotta, non la solidarietà, accenna all'inquieto, all'instabile della forma. Questo discreto non è altro che la "scrittura" quale forma che può approdare alla parola, allo stile. Approda e sosta; parte, frazionando il discorso, per una meta, un meta, che ha il proprio nell'inarrivabile.
Dall'increspatura, frastagliamento, margine della percezione, dalla voce dell'increspatura, l'ulissea sirena, dal suo fantasma, una maschera, un periscopio, una caravella, un velico battito d'ali, dalla sua logica, rigatura della conchiglia o vulcano astrale, dalla sua etica, si origina il marchio. Marchio delebile, pozzo lenticolare, dannato alla mutevolezza, marca mobile, sedotta dalla variabilità della frontiera. Nessun fronte è fermo; ma a lato, instabile.
Dove iniziano o finiscono terra, acqua e cielo? Dove si situa e abita l'oggetto? Non c'è alcun termine, esordio o esodio, nella macularità del testo. Nulla termina in pianta affidabile, in mappa, cartogramma, gramma senza esodo, territorialità, àncora di lettura, posizione, filo seppur incompiuto e grave, isola dicibile, sigillo di certezza dell'interpretazione.
Non c'è timbro se non nell'incontenibilità del tratto, non c'è ironia se non nell'allusione alla deriva. Ironia: lapsus sul vuoto.
Chi fa? Chi interpreta? Chi sogna e dunque porge segni? L'artista. Dice l'artista: Io sono il corpo di terra e per terra intende quanto muove a comporsi, a fissare, a narrare.
Ma il testo non vuole né esige insegna; appunto muove. Conosce e sa. Sa e muove. Eccolo: monstrua incantati, aperti nella catena materica, fuggevoli disposizioni, scenici frustoli, teatriche flessanti veline, dissolvenze, sberleffanti flash, musica a venire, echi di lallazione. Dice l'artista: Io sono l'acqua, la terra, il cielo del corpo. Con ciò non intende né tesse corpo e terra. Il filo, la punta-artiglio smussati, l'orma, calligrafia antromorfica, il segnale naturato, la semovenza dell'indice, l'insulto caostico, pulsano non nell'intenzione ma nella tensione. Nel segno tensivo, l'intermittenza. Possono accadere, allora, quelle forme che consentono mutevolezza e spessore. Forse, qui, ricerca e arte sono davvero accordate. (Introduzione di Alberto Cappi).

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