L'avventurina. L'oro di Murano
Cicero
Con un testo di Vettore Zaniol.
Schede di Puccio Migliaccio.
Venezia, 2005; br., pp. 176, 9 ill. b/n, 87 ill. col., cm 16x20.
Soggetto: Arte Vetraria
Periodo: Nessun Periodo
Luoghi: Venezia
Testo in:
Peso: 0.84 kg
I Muranesi, da esperti alchimisti e sperimentatori tentarono subito di ripetere il procedimento, ma è solo deI 1644 la prima ricetta (partia) conosciuta che insegna a fare l'avventurina.
Bisognò aspettare il 1860 per scoprire il segreto per soffiare l'avventurina, per usarla cioè come qualunque altro vetro colorato.
Nell'800 si distinguono tre filoni stilistici: all'inizio (1830-60) si trova l'avventurina lavorata come una pietra dura (per gioielli, oggetti da scrivania) e a canne, usate per deliziose combinazioni coloristiche, poi si trovano i primi esempi di avventurina tesa (soffiata in un doppio strato, con un fondo color rubino), presentati nella loro semplice e assoluta bellezza (1860-80). Infine si trova l'avventurina usata come un qualunque colore nell'irrefrenabile esplosione di eclettismo, storicismo e neo-tutto (neo-gotico, neo-rinascimento, neo-barocco, ecc.) degli ultimi anni dell'800: un sovrapporsi di stili eterogenei in una gara senza fine tra maestri e ditte, alla ricerca deI pezzo più stravagante, sorprendente e complicato.
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