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Piergiorgio Colombara

De Ferrari Editore

Genova, 2005; br., pp. 232, ill. b/n e col., cm 24x28.
(Catalogo).

collana: Catalogo

ISBN: 88-7172-704-5 - EAN13: 9788871727042

Soggetto: Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1960- Contemporaneo

Luoghi: Nessun Luogo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.25 kg


Piergiorgio Colombara nasce a Genova. Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Barabino, frequenta la facoltà di Architettura al Politecnico di Milano ed a Genova, dove si laurea nel 1974, con una tesi sullo spazio teatrale. Nel 1978 viene segnalato al XVIII Premio Internacional de Dibuix Joan Mirò tenuto nella fondazione Joan Mirò a Barcellona. Dalla fine degli anni settanta all'inizio del decennio successivo lavora ai cicli "Spartiture" e "Cosmagonie", esposte al Mercato del sale a Milano ed a Palazzo Cattaneo a Genova; grandi tele dove già si delineano i temi che accompagneranno fino ad oggi la sua ricerca, e cioè: lo spazio, il tempo, la memoria ed il silenzio, visibili questi temi nella produzione degli anni '83-'84 come nelle installazioni: "Ma perchè giunge a rapidi passi un messaggero?", "Il carro di fuoco" ed il "Canto della clessidra" esposte in occasione delle mostre nelle gallerie Avida Dollars di Milano ed Unimedia di Genova.
Dall'84 si dedica prevalentemente alla scultura, dando vita a numerosi cicli come "Sculture senza suono", "Urne", "Anelli", "Tremule", "Orliquie", "Bugie", "Fumerio" e "Segrete", opere queste che nei seguenti anni saranno presentate in moltissime mostre e manifestazioni nazionale ed internazionali: al Grand Palais di Parigi, al Museo Italo-Americano di San Francisco, al Kunstverein di Amburgo, alla Skulptur Heute di Hochenfelden, alla Gallerie Marie-Louise Wirth di Zurigo, alla X Biennale d'arte sacra di S. Gabriele, al Palazzo delle esposizioni di Roma, al Palazzo Magnani di Reggio Emilia, all'Istituto di Cultura di Vienna e di Zurigo. Opere di notevoli dimensioni come "Plumbatarum", "Clessidra", "Mulino", presentato nella mostra di Cà Pesaro a Venezia nel 1994; "Eo" esposta insieme a "Cantoria" nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia; "Il canto di arparca" con la quale ha vinto nel 1999 il concorso, ad invito, per il monumento alla pace ed ai caduti di Camponogara (Venezia).
In tutte queste opere sono impiegati diversi materiali, dai metalli (ottone e rame) alla cera, al piombo ed al vetro soffiato che dialoga (la sua ombra) con la durezza del ferro e del bronzo, il materiale principale del più recente ciclo "Exbronzo" (che segue gli altri tre "Excera", "Expiombo" e "Exvetro") esposto a Milano nel 2003 e nel 2004 dallo Studio Copernico di Nicola Loi al Palazzo Permanente e recentemente, sempre a Milano, allo Studiosei Arte Contemporanea.
"Nei lavori di bronzo si possono evidenziare due temi ricorrenti nella mia poetica: l'assenza-silenzio e la memoria-tempo" come ricorda Colombara nell'intervista rilasciata a Maurizio Monero. Il suono (o la sua assenza) è l'altro dei temi che spesso ricorre nelle sue opere e nei titoli di queste, dalle prime "Spartiture" alle "Senza suono" e "Suononous". Infatti fin dall'esordio del suo "fare", nelle opere di Colombara vi è un rapporto costante sia con la musica sia con i musicisti ed in particolare con il pianista compositore Massimiliano Damerini, con il quale, nell'arco di 25 anni, ha collaborato a costruire concerti ed azioni teatrali (la messa in scena di Medea di Seneca nel 1983) in musei, gallerie d'arte, chiese e teatri insieme all'attrice Rita Sartori ed ultimamente alla danzatrice e coreografa Claudia Campanella.
Nell'ottobre del 2002 al Teatro Farnese di Parma, Damerini ha eseguito in prima nazionale il trittico "Lacrime di vetro" composta da tre pezzi da lui composti ispirati alle sculture di Colombara: "Nascostamente", "Volo" e "Exvetro".
Piergiorgio Colombara viene invitato a collaborare con alcuni architetti per intervenire con la collocazione di sue opere in luoghi particolari; ricordiamo "Progetti dialoganti" per la facoltà di Architettura con l'architetto Brunetto de Battè, nella Villa Sforza vicino a Reggio Emilia con l'architetto Paolo Bedogni e nella Villa Arconati a Castellazzo di Bollate (Milano), con l'architetto Milena Matteini, per il Concorso Martini per i grandi giardini italiani, vincendo il primo premio.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci