Le donne dell'articolo 18
Massarosa, 2009; br., pp. 208.
ISBN: 88-471-0351-7
- EAN13: 9788847103511
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Una pubblicazione di questo genere presenta tre tipi di rischio. In primo luogo potrebbe tradursi in una trattazione, magari dotta e tecnicamente esaustiva, di meri profili normativi privi di supporti problematici. In secondo luogo potrebbe risolversi in una elencazione di casi umani, ricchi sotto il profilo antropologico, ma limitati alla semplice sfera emotiva. Infine un lavoro collettaneo, frutto quindi del contributo di una pluralità di autori, potrebbe risolversi in una mera "sommatoria" di singole trattazioni, ciascuna magari ineccepibile di per sé, ma prive di un respiro unitario. A mio sommesso parere, in questo caso nessuno di tali rischi si è tradotto in realtà. Il contributo di Maria Chernova, pur ricco di pathos e umana partecipazione, parte da solide radici psicologiche, correlate peraltro alla inseità della natura umana. Non si disconosce il valore della psicologia scientifica, ma si pone l'accento anche, e forse soprattutto, sul "mondo interiore dell'uomo, vale a dire il mondo del soggetto, che non può essere sottoposto allo studio come diversi oggetti esteriori, non può essere misurato, calcolato e riprodotto". Se la psicologia è anche scienza che indaga sull'anima umana e quindi "non può commisurarsi con i princípi o metodi della fisica, chimica, biologia", ne deriva la nozione di una psicologia come scienza umanistica, che ripete le sue origini ultime da Socrate e si associa ultimamamente col nome di Buber in Occidente e di Baktin e di Averintzev in Russia. E ne consegue una duplicità di comunicazioni: dialogica esterna ed interna, quest'ultima intesa come dialogo col profondo della coscienza personale; soltanto dopo aver posto le opportune basi a livello psicologico (e, aggiungerei, psicanalitico), le problematiche evocate potranno avere il loro pieno svolgimento. Angelica De Angelis pone specificamente l'accento sull'articolo 18 del decreto legislativo 286/1998 e, opportunamente, affianca alla trattazione dei profili normativi quella dei relativi aspetti problematici. Il suo contributo insiste in particolare sul fenomeno della tratta per sfruttamento sessuale e, correttamente, viene posto l'accento anche sul contributo giurisprudenziale, a cominciare dalla pronuncia del Consiglio di Stato che analizza l'"esigenza sul piano sociale di assicurare immediata protezione ad una parte considerata debole, onde consentirle di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti di organizzazioni criminali e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale". Il discorso si estende opportunamente e inevitabilmente alla normativa successiva, in primis alla legge 228/2003 ed alla relativa riformulazione delle pre-esistenti clausole penali. Si è quindi dimostrato come l'ordinamento non sia limitato ad approntare una protezione successiva allo sfruttamento, ma sia intervenuto anche con finalità preventive attraverso la riformulazione di alcune norme del Codice Penale. Pure Donatello Alessandro Guarna pone l'accento sulla legge 228 e rileva come le innovazioni penalistiche introdotte si concentrino sulla schiavitú; ma rileva inoltre come la scarsa chiarezza della nuova normativa rischi di creare maggiori problemi interpretativi di quelli che ne vengono risolti. L'autore dedica altresí la debita attenzione alla legge 189/2002 in relazione alla normativa precedente ed in particolare all'articolo 18 e ai percorsi di protezione sociale. Ma pone opportunamente anche la questione della percezione soggettiva delle condizioni di clandestinità o irregolarità, in relazione alle azioni di controllo e repressione delle forze dell'ordine che rischiano appunto di essere percepite "come soggetti negativi e non come soggetti potenzialmente in grado di aiutare ad uscire da situazioni di sfruttamento". Alla domanda sul perché di un libro come questo, dà risposta Jacqueline Monica Magi, partendo dalla propria esperienza personale di magistrato. Perché la violenza sulle donne? Piú in generale si può parlare di violenza familiare, in un contesto matrimoniale o di mera convivenza, con atti delittuosi che possono coinvolgere anche i figli. Ma il dato dominante sembra essere quello della violenza di genere; storicamente si possono rintracciare possibili connessioni di tipo antropologico, risalenti fino alla fine del matriarcato del contesto mediterraneo e ad una conseguente guerra tra i sessi successiva alla perdita del potere da parte del genere femminile. Ma anche a voler aderire ad una tale chiave di lettura si rischierebbe una sorta di giustificazionismo sulla base di presupposti storicamente troppo risalenti. E opportunamente l'autrice si confronta dunque con i tempi attuali e ritorna a porre l'accento sulla domanda iniziale: perché la violenza sulle donne? Il fenomeno è in aumento? E una risposta affermativa può essere connessa al mero dato statistico dell'aumento delle denunzie? Ma intanto un contributo concreto e solidale è comunque possibile: ecco dunque la sorellanza tra le donne come principio fondante e il contributo personale fornito da chi ha scritto questo libro; prima agendo con la concretezza delle opere e poi testimoniando con l'evidenza della carta stampata (dalla prefazione di Giampaolo Boccaccini).