Dignità nel morire. Intervento sociale, bioetica, cura del fine vita
Edizioni La Meridiana
A cura di Albano U., Floridia R. e Lisi P.
Molfetta, 2010; ril., pp. 144, cm 17x24.
(Premesse.. per il Cambiamento Sociale).
(Premesse. per il Cambiamento Sociale).
(Premesse. per il Cambiamento Sociale).
collana: Premesse... per il Cambiamento Sociale
ISBN: 88-6153-121-0
- EAN13: 9788861531215
Testo in:
Peso: 0.287 kg
Oggi, "assistere i morenti" rappresenta un dovere fondamentale della società civile nei confronti delle persone. Il fenomeno è nuovo perché oggi si muore sempre più spesso in ospedale lontano da casa e dall'affetto dei propri cari. E l'ospedale, costretto ad accogliere molti malati in fase terminale, si trova impreparato. Un tempo l'assistenza alle persone gravemente malate era un compito che ricadeva sulle famiglie, mentre oggi tra la struttura sanitaria e la famiglia si genera una frattura. Il malato, così, si trova affidato alle cure di un'istituzione sanitaria, pubblica o privata, che dispone di mezzi e personale specializzato, ma non in grado di compensare la perdita delle relazioni umane. Si muore in stanze d'ospedale impersonali, male e soli. L'isolamento che circonda colui che sta per morire non è solo un fenomeno psicologico ma è soprattutto una conseguenza del nostro modo di organizzare il momento della morte. Questo contesto configura un ambito assolutamente inedito eppure cruciale in cui collocare l'azione di un servizio sociale che operi per ricucire la frattura relazionale tra il paziente, i suoi cari e il sistema sanitario. In quella frattura si consumano, infatti, decisioni di straordinaria densità sul fine vita. Di questo non si discute né si pubblica. Queste pagine, le prime in assoluto su un tema ormai evitato dall'ipocrisia ed eluso dalle polemiche, sono scritte con lucidità e coraggio, competenza e partecipazione. Senza quella relazione risanata, infatti, non è possibile recuperare fino in fondo il senso profondo della compassione dalla quale può maturare la decisione sul momento ultimo. Nessuna norma giuridica, infatti, può sostituire il valore etico di un accompagnamento sensibile e umano che consenta a ciascuno di aspirare a congedarsi con dignità.