Archivio di Etnografia. Numero 1. Nuova Serie Anno XIV 2019
Edizioni di Pagina
Bari, 2020; br., pp. 102, ill. b/n, cm 15x24.
ISBN: 88-7470-759-2
- EAN13: 9788874707591
Soggetto: Periodici
Testo in:
Peso: 0.29 kg
«Archivio di Etnografia», al quattordicesimo anno di pubblicazione nella nuova serie, è una rivista del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali (DiCEM) dell'Università della Basilicata diretta da Ferdinando Mirizzi. Il numero 1/2019 dell'"Archivio di Etnografia" si apre con due contributi nella sezione "Saggi": il testo di Laurent Sébastien Fournier e Lia Giancristofaro riflette, nel quadro della Convenzione Unesco del 2003, sulle frizioni e le contraddittorietà dei rapporti esistenti tra gli ordinamenti giuridici e i più ampi sistemi culturali in cui questi si intrecciano e affronta il tema del declassamento del Carnevale di Aalst, considerato non più rispondente ai criteri della Convenzione a causa delle sue espressioni antisemite; mentre, Franco Lai riflette su come alcuni settori della letteratura di viaggio abbiano descritto gli effetti sul paesaggio di varie dinamiche connesse all'Antropocene. Tali descrizioni riguardano in particolare l'impatto sul territorio della "grande trasformazione" avvenuta nei paesi industriali e in Italia, e sono molto efficaci nel delinearne i processi di trasformazione. Segue la sezione "Repertori" con un articolo di M.a Pilar Panero García, che si sofferma su come in un racconto del 2016, relativo alla cultura degli abitanti di una città di provincia della Castiglia che vive intensamente la sua Settimana Santa, lo scrittore José Manuel de la Huerga abbia costruito la figura immaginaria, ma plausibile, di un etnografo che lavora sul campo. Nella sezione "Letture", Eugenio lmbriani riflette sui modi in cui Vladimir Propp ha sottolineato nelle sue opere il valore positivo e generativo del ridere e analizza alcuni personaggi emblematici che incrociano i loro destini tra mito e letteratura popolare. Chiude il fascicolo la sezione "Sequenze", nella quale Nicola Scaldaferri descrive la visita di Carlo Levi a San Costantino Albanese del 1974 e la realizzazione di una delle sue ultime opere, rimasta sostanzialmente inedita sino a poco tempo fa, durante un viaggio in Basilicata compiuto a poche settimane dalla sua scomparsa.