Colori d'Italia. Fotografie di Giovanni Pepi
Gangemi Editore
A cura di Lo Nardo S.
Presentazione di Giuseppe Tornatore.
Roma, 2009; br., pp. 64, ill., tavv. col., cm 24,5x22,5.
(Arti Visive, Architettura e Urbanistica).
collana: Arti Visive, Architettura e Urbanistica
ISBN: 88-492-1796-X - EAN13: 9788849217964
Soggetto: Collezioni,Fotografia
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.379 kg
Sembrerebbe il protagonista di un giallo di Sciascia o di un romanzo di Buzzati. E c'è qualcosa di letterario nel personaggio di un giornalista che cerca l'antidoto all'ossessione delmondo reale proprio in quell'arte la cui eccellenza consiste esattamente nella riproduzione della realtà. Il fatto è che attraverso il piccolomirino della sua prima macchinetta di celluloide il giovane Pepi si rende conto ben presto che un obiettivo, a dispetto del nome che porta, non è mai imparziale.
La lente infedele dellamacchina fotografica conferisce al fotografo il potere d'ingabbiare ilmondo attraverso inaspettate metamorfosi grazie alle quali si può riprodurre persino l'invisibile che la realtà nasconde costantemente ai nostri occhi. (dalla presentazione di GiuseppeTornatore) I tre colori - il verde, il bianco, il rosso - della nostra bandiera nazionale che Giovanni Pepi interpreta magistralmente andando oltre l'oleografia e gli stereotipi, con il suo obiettivo d'artista, quasi a simboleggiare altrettanti rimandi che insieme alla nostra storia unitaria e identitaria, sostanziano il nostro stesso esserci, in questa splendida e disperata patria che è l'Italia. La natura e il suo verde lieve e profondo, letto da Pepi in questi scatti, come forza e fonte di primordialità, trasfigurata nell'incanto di terra, acqua e vento, quasi a ritrovare il bandolo che fu dei primi filosofi, i greci, con gli elementi fondanti la vita e il destino; e poi i bianchi delle cattedrali miniere del sale, del quotidiano e dei riti, lametafora deimanichini, della carta pubblicitaria, la parola che simanifesta come fluire; e, ancora, il rosso dei cimeli garibaldini, del sangue, delle passioni e dei pomodori, la civiltà delle macchine e della moda, i riflessi e gli sguardi, il tramonto indicibile colto a Petralia e, infine, sipari che si aprono e si richiudono, secondo le nostre personali visioni come stazioni dell'esistenza e del quotidiano andare. (dalla presentazione di Tommaso Romano)
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