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Immagini di dea. Due teste colossali dei Musei Capitolini. Storia e restauro.

Gangemi Editore

A cura di Laurenti M. C. e Cerioni A. M.
Roma, 2018; br., pp. 112, ill. col., tavv. col., cm 12x24.
(Arti Visive, Architettura e Urbanistica).

collana: Arti Visive, Architettura e Urbanistica

ISBN: 88-492-3698-0 - EAN13: 9788849236989

Soggetto: Restauro Tecniche di conservazione Beni Culturali,Saggi (Arte o Architettura),Saggi e Studi sull'antichità,Scultura

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.65 kg


La storia dei restauri delle sculture antiche dei Musei Capitolini non è stata ancora scritta: dai ritratti rilavorati già in antico - si pensi, su tutti, alla celebre Elena seduta al centro della Sala degli Imperatori del Palazzo Nuovo -, alle sculture del Teatro del Belvedere Vaticano donate ai Conservatori da Pio V nel 1566, agli importanti interventi realizzati nel corso del Settecento alla vigilia dell'apertura del Museo Capitolino e all'indomani della stessa, fino ad arrivare alle più recenti campagne di restauro condotte negli ultimi decenni, le opere capitoline si offrono al pubblico come un palinsesto di interventi e, nello stesso tempo, consentono di ripercorrere, capitolo per capitolo, la storia del restauro, dall'antichità ai nostri giorni. La varietà della casistica rappresentata dalle sculture capitoline è ben esemplificata dalle due teste colossali di divinità appena restaurate: la Testa diademata inv. S 332, probabilmente giunta al Museo già nel corso del 1734 con le altre sculture della collezione Albani, si può considerare come un caso esemplare dell'approccio all'integrazione proprio del Settecento, volto a restituire al frammento antico la sua integrità nel rispetto 'filologico' dello stile e dell'iconografia; al contrario, la Testa di Minerva inv. S 17 giunge al Museo Capitolino come frammento negli anni centrali dell'Ottocento, la superficie coperta da incrostazioni: se si esclude un tentativo, subito abbandonato, di pulizia delle superfici, sulla testa non sarà programmato alcun intervento successivo, atteggiamento anche questo tipico dell'epoca, che precede le campagne di de-restauro messe in atto soprattutto nei musei tedeschi. Le due teste colossali si offrono di nuovo al pubblico, finalmente leggibili nella raffinatezza del modellato e nella preziosità del marmo. Immagini di dea, un tempo collocate all'interno di uno spazio sacro, le due sculture riconquistano oggi una nuova centralità nella storia centenaria del primo museo pubblico dell'età moderna.

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