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Diritto e rigenerazione dei brownfields. Amministrazione, obblighi civilistici, tutele

Giappichelli Editori

A cura di Passalacqua M. e Pozzo B.
Torino, 2020; ril., pp. 734, cm 18x24,5.
(Collana del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa).

collana: Collana del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa

ISBN: 88-921-3304-7 - EAN13: 9788892133044

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 3.88 kg


«Il libro curato da Barbara Pozzo e Michela Passalacqua che si legge dopo questa prefazione ha una evidente vocazione interdisciplinare, ossia mira ad esporre al lettore una molteplicità di approcci generati da varie tradizioni di studio e di ricerca. È anche connotato da una altrettanto evidente vocazione finalistica, ossia mira a proporre risposte operative alla domanda: che fare delle aree post industriali dismesse e talvolta (notevolmente) inquinate. Di primo acchito le due vocazioni non paiono indirizzare la ricerca in direzioni divergenti, ed, anzi, appaiono sinergiche. La prospettiva oggi più accreditata nelle scienze sociali assume infatti che un problema collocabile nella realtà delle interazioni umane che siano in qualche modo misurabili, può essere cognitivamente affrontato solo facendo convergere su di esso molteplici metodologie di analisi ciascuna delle quali è stata messa a punto in seno alle quasi infinite specializzazioni dipartite dal ceppo della scientia juris e della philosophia naturalis negli ultimi tre secoli. Naturalmente questa indicazione di metodo traspone sul piano del dover essere ottimale, una costatazione che si colloca sul piano descrittivo, ove fotografa quanto è accaduto nel mondo della impresa scientifica, o conoscitiva, in rispecchiamento della sempre più fine divisione del lavoro che sembra essere la cifra essenziale della evoluzione delle società globalizzate tra il XX ed il XXI secolo. Il passaggio non è sempre segnalato e ciò consente di presupporre una illusoria integrazione tra i diversi discorsi scientifici muovendo dalla constatazione delle divaricazioni pregresse. Questo, tuttavia, può apparire un aspetto di minore rilevanza, perché qualsiasi risposta all'interrogativo: che fare delle aree dismesse da attività industriali obsolete? richiede l'intervento di saperi connotati da una componente normativa assai diversa da quella intrinseca ad una qualunque metodologia di indagine scientifica; componente normativa la quale sbocca necessariamente nella sfera delle scelte di policy in cui si bilanciano tra loro valori ed interessi non misurabili quantitativamente. Concesso subito che anche le scelte di policy, se intendono essere razionali, esigono di partire da dati misurati ed apprezzati secondo metodologie scientifiche conoscitive', rimane che il passaggio dal piano descrittivo a quello normativo è demarcante ed anche a voler mettere da canto la rigida legge di Hume esige in partenza una distinzione tra i due campi di analisi...» (Antonio Gambaro)

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